Museo dell’Aula Ottagona alle Terme di Diocleziano

Luogo: Roma, Via Giuseppe Romita, 8

Autore: Gianni Bulian; Giorgio Pala, Marzio Fulloni (collaboratori); Enzo Cartapati, Guido Lenzi (strutture); Luciano Lucidi, Adalberto Biasotti (impianti)

Cronologia: 1983 |1997
Itinerario: Costruire sul costruito

Uso: spazio espositivo

L’aula Ottagona è un ambiente che faceva parte del complesso delle Terme di Diocleziano, edificate tra il 298 e il 306 d.C. da Massimiano per celebrare l‘imperatore Diocleziano.

La sua storia si lega alle numerose trasformazioni ed interventi che nel corso del tempo hanno interessato il complesso termale. Tra gli eventi, possiamo ricordarne alcuni particolarmente determinanti, come: la realizzazione di via Cernaia, nel 1878 che, tagliò di netto la grande fabbrica con la conseguente frammentazione dei diversi ambienti tra i quali la stessa Aula. Separata dal complesso originario assunse l’aspetto odierno, una sala a forma ottagonale.

Nel 1911 l’Aula Ottagona divenne una sala espositiva, chiamata, al tempo, sala Minerva per celebrare una grande mostra archeologica che si tenne al suo interno.

La sua destinazione d’uso cambiò nel 1929 quando fu adibita a Planetario, in quella occasione ci furono alcuni rimaneggiamenti ad esempio; all’interno, fu inserito uno schermo emisferico su cui era proiettata la volta celeste; mentre esternamente, sul fregio della trabeazione dell’ingresso principale, su via Romita, venne aggiunta la scritta incisa “Planetario mentre sulla cornice del portale furono scolpiti i simboli zodiacali e la citazione dantesca “l’amor che move il sole e l’altre stelle”, entrambi gli interventi sono visibili ancora oggi.

Il Planetario fu dismesso solo nel 1983, quando la Soprintendenza Archeologica di Roma affidò il progetto e la direzione dei lavori (per trasformare l’aula ottagona nello spazio destinato ad accogliere la statuaria di Età Imperiale) all’architetto Giovanni Bulian, il quale, si avvalse per lo studio e l’indagine del Monumento Termale, della collaborazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare.

Il progetto esecutivo riguardava; il restauro e, successivamente, l’allestimento del complesso monumentale delle terme di Diocleziano come parte del Museo Nazionale Romano, in continuità con la destinazione d’uso di questi spazi che già nel 1889 erano stati identificati come sede del museo. 

L’Aula Ottagona, di cui non si conosce la funzione originaria, esternamente si presenta a forma parallelepipeda nascondendo al suo intero, la pianta ottagonale, ben visibile quando si entra nell’ ambiente. Le pareti interne sono movimentate da nicchie, sui lati diagonali, una grande cupola ad ombrello di circa 22 metri di diametro, in opus caementicium, con otto costoloni a chiudere l’edificio alla sommità.  

Il progetto è stato diviso in due fasi: le prime attività hanno riguardato la conservazione ed il restauro con operazioni di consolidamento delle superfici della grande aula, del consolidamento dei pilastri e delle volte.

Giovanni Bulian ha voluto conservare la struttura geodetica, a maglia triangolare, sostenuta da una trave circolare e da ventiquattro colonnine in ferro, per testimoniare una fase del monumento; quella del periodo in cui fu Planetario, allo scopo di recuperare questa come altre varie stratificazioni di interventi eseguiti sull’edificio nel passato. La seconda fase si è invece focalizzata sulla musealizzazione dello spazio.

Lo scheletro metallico, struttura portante dell’ex Planetario, permette la piena vista della cupola antica. Questo apparato effimero stabilisce un dialogo con l’antico, il suo reticolato non preclude la vista della costruzione romana ma crea una sorta di pattern geometrico che ne valorizza la struttura. Lo stesso vale per la pavimentazione, in lastre di peperino, su disegno a raggiera, al centro del quale si colloca un’apertura ottagonale, in cristallo stratificato. Questa apertura rappresenta la proiezione a terra dell’oculo centrale della calotta della cupola, e si pone come anello di congiunzione con le sottostanti strutture archeologiche che entrano, così, in comunicazione visiva con la grande Aula Ottagona.

L’allestimento museografico, nell’ex Planetario, rimane tutt’oggi un esempio molto alto di progetto museografico. Qui vennero applicati i principi e le metodologie della teoria del restauro, relativo al: “minimo intervento possibile” che consiste nella possibilità di reversibilità degli interventi e del rispetto dell’integrità dell’immagine dell’edificio. Il progetto museografico, partendo dall’assoluto rispetto del monumento e del suo restauro, lo adegua alle sopravvenute esigenze d’uso espositivo e museale, a partire dall’elaborazione di un adeguato sistema impiantistico dal minimo impatto visivo.

Le statue esposte rappresentano un esempio dei soggetti prediletti nella statuaria presente nei siti termali. Sono spesso rappresentati: atleti, eroi e divinità. Tra le statue provenienti proprio dalle Terme di Diocleziano appartengono; la copia dell’Afrodite Cnidia di Prassitele, un notevole torso virile e la testa di giovane atleta di età adrianea. Dalle Terme di Caracalla provengono, due copie da Policleto, un torso del Doriforo e la statua di Herakles e una statua di Afrodite Anadiomene, raffigurata mentre si strizza i capelli bagnati (ritrovata nel Mitreo sottostante le terme). Dalle Terme di Traiano proviene, infine, una copia dell’Apollo Liceo di Prassitele.

Bullian ha elaborato un ingegnoso, e nascosto, sistema impiantistico con brillanti soluzioni tecniche, studiate per rendere l’edificio idoneo alla fruizione pubblica e alla valorizzazione del complesso monumentale. Il sistema di areazione sfrutta un interessante sistema. L’aria di rinnovo passa all’interno di condutture che, dai rinfianchi delle volte, del piano inferiore, e dall’allettamento della pavimentazione della grande Aula, entrano nelle colonnine di ferro della struttura anulare per diffondere l’aria grazie a delle bocchette di mandata poste sui vari capitelli in ghisa. L’impianto elettrico, necessario per l’illuminazione museale, è ospitato nella pavimentazione e nei pilastri in ferro cavi e sulle generatrici della cupola geodetica. Il sistema di riscaldamento, è a pavimento ed è composto da pannelli radianti a bassa temperatura, per migliorare le condizioni interne di comfort ambientale. Particolare attenzione è stata data anche all’illuminazione naturale della grande aula, applicando sulle grandi vetrate una pellicola traslucida in grado di diffondere uniformemente la luce nell’ambiente interno. 

Foto di paolo Lindozzi
Testo di Marta Leteo