Luogo: Termini Imerese (PA)
Autore: Franco Minissi
Cronologia: 1971 | 1984
Itinerario: Nuove architetture per la nuova società
Uso: Luogo della cultura
Il progetto per l’antiquarium da costruirsi in prossimità degli scavi dell’antica città greca di Himera, vicino l’odierna Termini Imerese viene affidato a Franco Minissi nell’autunno del 1963 dalla Soprintendenza alle Antichità per le provincie di Palermo e Trapani. L’affidamento coincide proprio con la ripresa dell’attività di ricerca e di scavo coordinate dall’Università di Palermo per rispondere all’esigenza, ormai ampiamente condivisa e diffusa, di mantenere e rendere visibili sul posto i materiali rinvenuti in una determinata località, mantenendo viva la connessione dell’oggetto al suo contesto specifico.
Scrive Vincenzo Tusa proprio in relazione al progetto dell’antiquarium di Himera: “Sarà bene notare la differenza che esiste tra un Antiquarium e un Museo, differenza che non risiede solo nel fatto che quest’ultimo si trova generalmente in una città, in un centro abitato, e quello in una zona archeologica, spesso lontana da un centro abitato: questa circostanza può anche essere un aspetto esterno; la differenza fondamentale è costituita piuttosto dal fatto che l’Antiquarium fornisce una conoscenza monografica mentre il Museo fornisce una conoscenza antologica. L’Antiquarium, cioè, costituisce quasi una ‘monografia’ visiva e tangibile, e nel caso specifico una ‘monografia’ sulla ‘storia’ di un centro antico. Si è detto qualche volta, e forse con ragione, che il Museo non è il posto ideale, o addirittura il veicolo migliore, per la comprensione di un oggetto appartenuto ai nostri predecessori, soprattutto perché, si dice, l’oggetto resta avulso dal suo contesto. Ebbene, se accettiamo come verosimile questa asserzione dobbiamo fare in modo che, intanto per quel motivo, l’Antiquarium costituisca l’antimuseo“
Il progetto viene realizzato con una struttura a gradoni disposta lungo il pendio della montagna.
All’interno una rampa disposta parallelamente al pendio scende gradualmente collegando in successione i tre padiglioni che strutturano lo spazio espositivo vero e proprio: il più alto riservato ai vecchi fondi, l’intermedio dedicato alla città di Himera e il più basso e più grande all’area sacra. Al termine del percorso di visita, un ascensore permette di raggiungere l’atrio di ingresso, oppure si può scendere ancora fino al raggiungere i depositi e i laboratori di restauro accessibili a loro volta direttamente anche dall’esterno.
L’andamento discendente delle sale scandito dalla presenza della massiccia struttura in calcestruzzo armato lasciato a vista contribuisce ad accentuare il senso di unitarietà
dell’organismo architettonico i cui piani orizzontali, in corrispondenza del salto di quota tra le tre terrazze si ispessiscono fino a formare una sorta di vero e proprio basamento interno su cui è inserita una lunga vetrina a nastro realizzata con una lastra in cristallo incernierata nella parte superiore ad un profilo di ferro. Si tratta dell’unico elemento espositivo fisso interno all’antiquarium, tutti gli altri espositori costruiti con elementi componibili sono pensati per essere assemblati in vetrine isolate di varia forma. Di queste teche Minissi ne progetta quattro tipi da disporre lungo il percorso in funzione delle esigenze legate all’ordinamento scientifico del museo la cui posizione può
essere modificata nel tempo.
Le teche sono realizzate da una serie di montanti formati da quattro ferri disposti a squadra che corrono da pavimento a soffitto e fissati in alto sotto la trave del solaio mediante una piastra di appoggio e un manicotto filettato di regolazione. Ai montati sono poi imbullonati i telai in ferro delle vetrine sospese la cui posizione può essere regolata in altezza.
All’esterno l’Antiquarium si presenta con un massiccio basamento in cemento armato lasciato in vista che si rastrema verso l’alto che ospita alte feritoie strombate e munite di robuste inferriate, si sostituisce idealmente al ‘piede’ naturale della collina e si pone a contrasto con l’apparente leggerezza volumetrica delle sovrastanti terrazze che si evidenziano in una serie ritmica di fasce orizzontali e si concludono in alto con il torrino cilindrico dell’ascensore. La tamponatura esterna è realizzata in laterizio, una tecnica muraria tradizionale.