Luogo: Porto Cervo (OT), SP 160, Costa Smeralda
Autore: Jacques Couelle
Cronologia: 1961 | 1963
Itinerari: L’Italia va in vacanza
Uso: Albergo
Jacques Couelle, l’anarchitetto, come lo definiva Jacques Prévert, è autore del primo albergo realizzato dal Consorzio Costa Smeralda nella Sardegna nord-orientale. Coinvolto, insieme a Michele Busiri Vici e Luigi Vietti, nel grande progetto di trasformazione voluto dall’Aga Khan all’inizio degli anni Sessanta, Couelle si fa portavoce di una tendenza volta alla riscoperta del rapporto intimo, ancestrale, che lega l’uomo all’ambiente naturale. Ne scaturisce un progetto che afferma un modello insediativo basato sulla mimesi tra artificio e paesaggio. Un modello che ricerca – come indicato nelle prescrizioni del Comitato di Architettura del Consorzio – un rapporto armonico tra architettura e natura, capace di mettere in relazione gli spazi con le peculiari visuali panoramiche del golfo.
Le forme massicce e irregolari della costruzione riscrivono, aggiornandoli, i caratteri delle architetture mediterranee. L’albergo, che è stato oggetto di successivi ampliamenti, si presenta nel suo insieme come un piccolo borgo marittimo affacciato sull’acqua, in cui l’estrema varietà e complessità formale corrisponde ad un principio di omogeneità costruttiva degli elementi primari dell’architettura. I muri a scarpa, l’impiego di basamenti in pietra e le pareti ad intonaco rustico, la varietà formale delle bucature, le strutture in muratura portante, i tetti a capanna, le balaustre in legno non lavorato e l’uso di cromatismi chiari nelle pitture in pasta definiscono un immaginario che rievoca le architetture vernacolari isolane.
L’ingresso dell’hotel avviene attraverso un pontile ligneo che, dal cortile, permette di accedere alla sala del ristorante.
All’interno del ristorante, nel camino, tra gli elementi della capriata in ginepro e sulle mattonelle in ceramica del bancone del bar si possono rilevare decorazioni ispirate alla tradizione sarda.
La hall presenta al visitatore tutti i caratteri della concezione organica, quasi primigenia, dell’architettura di Jacques Couelle, che si definiva scultore prima ancora che architetto.
La continua ricerca delle migliori visuali e la difesa dalle cattive esposizioni degli ambienti, conduce Couelle alla definizione di un organismo che si articola in spazi aperti porticati che garantiscono una spettacolare relazione tra l’architettura e il contesto in cui si situa.
Questa architettura, così fortemente integrata al luogo, propone una concezione innovativa e al tempo stesso molto antica, legata all’uso di una forma architettonica basata sull’ergonomia degli ambienti. L’uomo, per Couelle, è un organismo che si muove in uno spazio tridimensionale. Mentre, solitamente, gli spazi vengono misurati in ordini di quantità, volume, metri quadri, egli riporta al centro del progetto la presenza dell’uomo, intesa come presenza dinamica, in movimento.
Ne scaturisce un progetto degli interni dove lo spazio si conforma al movimento umano, restituendo quasi un carattere primigenio al modo di abitarne l’interno, fatto anche di inserti preziosi, bassorilievi e pitture parietali.