Unical – Università della Calabria

Luogo: Rende (CS), Via Pietro Bucci, Arcavacata

Autore: Vittorio Gregotti, Emilio Battisti, Hiromichi Matsui, Pierluigi Nicolin, Franco Purini, Carlo Rusconi Clerici, Bruno Viganò

Cronologia: 1973 | 1981

Itinerari: Architetture per la collettività

Uso: campus universitario

Alle pendici delle colline che gradatamente accompagnano l’Appenino calabro verso la valle del Crati, fra piantumazioni d’ulivo e di castagni, scorre l’Autostrada del Sole, manifestazione di quel prodigio italiano che doveva portare il progresso sino alle regioni più remote della penisola. Al suo fianco, tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta, si decise di far sorgere un polo universitario che avesse il compito di nobilitare un territorio aspro e verace, per trasformarlo in un luogo di produzione di cultura e sapere, metafora di un Mezzogiorno d’Italia in grado di creare le condizioni necessarie al proprio sviluppo, nonostante le endemiche difficoltà economiche e civili.

Istituita l’Università della Calabria con una legge del 1968, viene subito indetto un concorso internazionale di progettazione, la cui giuria viene composta da personalità di chiara fama come lo storico dell’architettura Joseph Rykwert, l’architetto e docente Carlo Cocchia, il rettore della stessa università Beniamo Andreatta e l’architetto Georges Candilis: quest’ultimo era risultato vincitore del concorso per l’Università Freie di Berlino, svoltosi nel 1963.

Il concorso venne vinto da un gruppo composto da Vittorio Gregotti con Emilio Battisti, Hiromichi Matsui, Pierluigi Nicolin, Franco Purini, Carlo Rusconi Clerici e Bruno Viganò. La prima università italiana ad essere organizzata per dipartimenti si sarebbe sviluppata secondo un lungo tracciato rettilineo di oltre 2 km: un segno netto sul territorio su cui si sarebbero incastonati i “cubi” dalla pianta quadrata di 25,5 x 25,5 metri, di varie altezze, all’interno dei quali collocare i dipartimenti.

Il progetto vincitore si pone la sfida di dare risposta al complesso sistema di intrecci fra geografia, storia e architettura. Il tema della composizione alla grande scala e del rapporto con il territorio, che trova illustri precedenti nei progetti di Le Corbusier per Algeri e per il Sud America, si sovrappone al tema della flessibilità dell’impianto, con la grande “linea” che incarna l’elemento regolatore, metafora del sapere che mette in ordine la multidisciplinarietà rappresentata dai vari “cubi”.

La “linea” identifica tre livelli di percorrenza. Il livello superiore è destinato al trasporto carrabile. Il livello intermedio è pedonale e sormontato da un sistema articolato di travi reticolari che racchiudono un condotto a sezione triangolare, entro cui corrono i sistemi impiantistici che servono i “cubi”. Il livello inferiore è invece posto alla quota del terreno e destinato allo spostamento pedonale di studenti, docenti, ricercatori, del personale.

 

I “cubi” accolgono gli spazi dedicati alla didattica e alla ricerca, dando vita a “raggruppamenti” di più edifici in punti di maggiore densità, a seconda delle varie esigenze.

Testo Simone Leoni
Foto di Alessandro Lanzetta