Università degli Studi di Genova, Dipartimento di Fisica

Luogo: Genova, Viale Benedetto XV, 3

Autore: Tomaso Badano, Lionello Calza; Augusto Battaglieri, Bartolomeo Rosselli (collaboratori), Filippo Lagomaggiore (strutture)

Cronologia: 1974 progetto 1983 |1994 realizzazione

Itinerario: Progettare il mutamento

Uso: Sede universitaria

L’edificio universitario situato in località Valletta Puggia nasce nel solco dell’impulso che l’edilizia universitaria riceve all’inizio degli anni Settanta.

Il blocco, destinato a ospitare le facoltà ad indirizzo scientifico, sorge in una area urbana a prevalente destinazione abitativa, nelle vicinanze di una zona verde destinata a parco pubblico. Il complesso viene realizzato dallo studio Caffaro, composto dai progettisti Badano e Calza, protagonisti del dibattito architettonico genovese dalla metà degli anni Sessanta.

L’edificio è un blocco unico che si sviluppa longitudinalmente sfruttando l’orografia del terreno in pendenza. Presenta un fronte scalettato composto da cinque fasce sul versante a valle mentre il fronte opposto presenta il basamento innestato contro-terra e uno sviluppo verticale articolato da volumi prospicenti la via di accesso.

La redazione del progetto è realizzata a stretto contatto tra i due architetti e i docenti dell’Università stessa, con lo scopo di calibrare la distribuzione spaziale alle esigenze funzionali. I progettisti avvertono sin da principio l’esigenza di realizzare un edificio flessibile, che possa rispondere alla sempre più rapida evoluzione delle attività e del numero degli studenti.

Lo sviluppo longitudinale consente quella flessibilità degli spazi ricercata dai progettisti, i quali però definiscono una rigida scansione delle funzioni, distribuendole per fasce orizzontali all’interno del blocco. Partendo dal basso si incontra la fascia dei laboratori per la ricerca, procedendo verso l’alto quella dei laboratori per la didattica, seguita dalla fascia delle aule e infine quella dedicata agli studi dei docenti. Nelle intenzioni iniziali una scansione verticale avrebbe suddiviso i diversi dipartimenti, ognuno servito da un corpo scala con ascensore.

L’aspetto esterno dell’edificio è caratterizzato, oltre che dalla scalettatura del prospetto a monte, da un coronamento composto da blocchi di capsule bombate, ognuna delle quali ospita una finestra. Gli ultimi due livelli appaiono meno permeabili a causa della ridotta superficie vetrata, l’illuminazione naturale è comunque garantita dalla presenza di sched posti tra le capsule e da un lucernario centrale che percorre tutta l’estensione del volume.

L’orizzontalità dei prospetti e lo sviluppo longitudinale dell’edificio sono interrotti dai tre blocchi di distribuzione verticale.

Particolarmente interessante è il sistema delle scale, suddiviso su due diversi registri: una scala principale a doppia rampa che collega i diversi livelli fruibile liberamente da tutti gli utenti e una scala riservata esclusivamente al personale docente che si sviluppa con rampe in successione che seguono la scalettatura del volume sul versante a valle.

La dotazione impiantistica dell’edificio, particolarmente elaborata considerando la presenza di laboratori specialistici di diversa natura, è quasi completamente realizzata fuori traccia.

I diversi impianti, fatta esclusione per i tubi di aspirazione, di sezione notevolmente maggiore, sono trattati con colori differenti, e ben si integrano con gli altri elementi della costruzione, trattati con colori vivaci, come i corrimano delle scale di colore rosso e le travi metalliche di colore verde.

Gli spazi destinati agli studenti sono distribuiti lungo i corridoi parallelamente ai collegamenti verticali e separati da questi con pareti vetrate. L’illuminazione naturale proviene da finestre a nastro disposte su entrambi i lati.

Foto di Simone Mizzotti
Testo di Luciano Antonino Scuderi