Villa Ottolenghi

Luogo: Aqui Terme (AL), Str. Monterosso, 42
Autore: Pietro Porcinai
Cronologia:1955 | 1962
Itinerari: I Giardini del passato prossimo | Opere Atlante

La proprietà agricola situata sulla collina di Monterosso, nei pressi di Acqui Terme, fu oggetto di un ampio intervento di trasformazione da parte della famiglia Ottolenghi nell’arco di circa quarant’anni, a partire dal 1923. Il progetto nacque dalla visione condivisa di Arturo B. Ottolenghi, imprenditore, e della moglie Herta Wedekind zu Horst, scultrice tedesca, i quali intesero fare dell’arte un elemento centrale della loro residenza.

La prima fase dei lavori coinvolse l’architetto Federico D’Amato e il pittore Ferruccio Ferrazzi. I loro disegni iniziali furono rielaborati nel 1930 da Marcello Piacentini, che mantenne Ferrazzi per la parte artistica e coinvolse giovani architetti tra cui Ernesto Rapisardi, Ernesto Bruno La Padula e Giuseppe Vaccaro, quest’ultimo responsabile del coordinamento a partire dal 1938. A questa fase collaborarono anche artisti come Adolfo Wildt, Libero Andreotti, Arturo Martini, Fiore Martelli e Venanzo Crocetti. Il progetto, tuttavia, fu interrotto dagli eventi bellici.

I lavori ripresero sotto la guida di Astolfo C. Ottolenghi, figlio di Arturo e Herta. Nel 1953, fu richiamato Giuseppe Vaccaro per sviluppare un disegno unitario basato sulle idee originarie dei genitori. Insieme a Guido Cavani, Vaccaro si occupò dell’ampliamento della villa, del completamento degli “studi degli artisti”, della grande cisterna, del pergolato e del lungo muro di cinta in pietra. Il mausoleo fu progettato da Ernesto Rapisardi tra il 1953 e il 1959.

L’intervento paesaggistico di maggior rilievo fu affidato a Pietro Porcinai, che lavorò principalmente tra il 1955 e il 1962. Il suo ruolo fu quello di armonizzare e connettere i diversi ambienti del giardino, fino ad allora frammentati, quali il giardino storico, il pergolato, il giardino roccioso e il grande prato con piscina e campo da tennis.

Porcinai riorganizzò il tracciato della strada d’accesso per una migliore integrazione nel paesaggio e introdusse nuovi elementi di arredo. Fece piantare siepi di biancospino e alberi di Lagerstroemia lungo il percorso. Attorno all'”Atelier degli artisti”, realizzò un’estesa area erbosa per ampliare visivamente lo spazio e progettò un percorso ad anello, pavimentato in grandi lastre di pietra con bordure irregolari, coperto da un pergolato di glicine, vite vergine e rose, che metteva in relazione il grande prato con il giardino all’italiana.

La piscina, lunga circa 50 metri e articolata in due settori a diversa profondità, era già stata delineata da Vaccaro; Porcinai vi collocò sculture e giochi d’acqua, tra cui il bronzo del Tobiolo di Arturo Martini. Progettò inoltre sedute in granito e rivestì in mosaico i bordi della vasca. Il campo da tennis, già previsto da Vaccaro, fu realizzato con un materiale drenante brevettato e completato con reti e strutture in ferro.

Nel giardino all’italiana, Porcinai organizzò una scacchiera con piccole aiuole quadrate in bosso alternate a pavimentazione in pietra a filo terra. Alcune aiuole ospitavano rose di diversi colori, altre erano lasciate vuote. Agli incroci della griglia collocò grandi vasi in cotto destinati originariamente agli agrumi. Questa disposizione si allineava con il patio disegnato da Vaccaro, generando un dialogo formale tra le due aree. La zona semicircolare meridionale del giardino, affacciata sul paesaggio, non subì trasformazioni e fu conservata nella forma originaria.

Porcinai curò anche il giardino roccioso, progettando un ambiente articolato con massi, piante e cerchi in pietra, arredato con tavoli, sedute e importanti sculture come Adamo ed Eva di Arturo Martini. Intervenne inoltre sulla serra con stenditoio, sulla pavimentazione della corte d’ingresso con cubetti di porfido disposti a cerchi e sulla fontana interna.

Il suo lavoro si estese alla sistemazione paesaggistica dell’intera proprietà agricola. A partire dal 1958, si dedicò anche all’area del mausoleo, cercando di integrarla con il resto del giardino e con il paesaggio agricolo circostante, caratterizzato da vigneti. Fu progettato un nuovo accesso dalla strada provinciale per Nizza Monferrato e furono realizzate opere stradali e muri di contenimento. Le specie vegetali furono scelte con attenzione, combinando varietà esotiche e autoctone nel rispetto delle caratteristiche ecologiche del sito.

Le piantagioni effettuate secondo il progetto di Porcinai comprendono una vasta gamma di alberi, arbusti, rampicanti e tappezzanti. Tra gli alberi figurano Fagus sylvatica atropurpurea, Populus alba, Lagerstroemia indica, Cedrus atlantica, Juglans nigra, Quercus petraea, lecci, pini, Juniperus horizontalis, Pterocarya fraxinifolia, Juniperus sabina, Ulmus campestris, Morus alba, Corylus avellana, Magnolia soulangeana, e varietà di Thuja. Tra gli arbusti: biancospino, bosso, Arbutus unedo, Euonymus acuta, Osmanthus fragrans, Prunus laurocerasus schipkaensis, Tamarix gallica, e diverse specie di Cotoneaster e Berberis. Per le fioriture e coprisuolo: rose, Aster dumosus, Iberis sempervirens, Veronica armena, Veronica saxatilis, Geranium sanguineum, Cotoneaster franchetii, Hypericum calycinum. Tra i rampicanti: glicine, vite, edera (Hedera helix), Hydrangea petiolaris e Bignonia radicans.

L’intervento principale di Porcinai a Monterosso si concluse attorno al 1962, mentre le attività di manutenzione e completamento proseguirono fino al 1970.

Foto di Dario Fusaro
Testo di Marina Lo Re

Villa Ottolenghi

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