Asilo Olivetti

Luogo: Ivrea (TO), Quartiere Canton Vesco, Viale della Liberazione, 4

Autore: Mario Ridolfi, Wolgang Frankl

Cronologia: 1954 | 1964

Itinerario: Progettare il mutamento

Uso: Edilizia scolastica

L’asilo-nido di Ridolfi e Frankl sorge nel quartiere di Canton Vesco di Ivrea, un quartiere operaio edificato in fasi successive dal 1943 al 1967, nell’ambito del programma di costruzione di abitazioni, attrezzature e servizi per dipendenti ed operai realizzato dalla famiglia Olivetti in collaborazione con INA casa. Come per gran parte del programma di sviluppo industriale della città di Ivrea, l’asilo-nido è l’esito di un progetto iniziato nel 1954, in stretta collaborazione tra progettisti e la Olivetti, e che vide la sua realizzazione, dopo un periodo di sospensione, a partire dal 1960 per essere concluso nel 1964. I progettisti elaborarono diverse soluzioni, anche sulla base di un analogo intervento realizzato per la città di Poggibonsi, fino ad arrivare alla stesura del progetto definitivo che prevedeva un complesso di edifici a forma di “L”, costituito da due corpi bassi, destinati ad asilo, un edificio destinato ad amministrazione e servizi e uno per il nido mai realizzato; la disposizione dei fabbricati all’interno di una grande area a verde era articolata in modo da cingere lo spazio destinato ai giochi all’aperto dei bambini.

Dal 2000 l’asilo non è più in esercizio per mancanza di iscrizioni, ed attualmente alcuni locali del corpo servizi ospitano l’Archivio nazionale del cinema d’impresa (ANCI).

L’edificio che occupa gli ambienti destinati all’amministrazione ed ai servizi è collocato nella parte del lotto, a ridosso della strada carrabile, con funzione di “filtro”  rispetto ai corpi di fabbrica destinati ad aule distribuiti all’interno dell’area a verde. L’edificio a pianta quadrata è articolato su tre piani, di cui uno interrato, ed è caratterizzato dalla grande balaustra della terrazza e da un corpo centrale occupato da un’altana.

 

L’asilo esprime appieno la ricerca stilistica ed architettonica svolta negli anni da Ridolfi, che vede il recupero della tradizione artigiana in contrapposizione alla serialità della industrializzazione; Ridolfi definisce nei minimi particolari gli organismi edilizi, non solo nello studio accurato degli interni a misura di bambino, ma “anche all’esterno, nelle cornici rivestite in tessere di grès rosso, nei muri di mattoni e diorite, nei parapetti delle terrazze traforati con speciali laterizi” (Zevi, 1966) da lui stesso disegnati.

Sul tetto a terrazzo posto a copertura delle aule, al quale si accede dal giardino per mezzo di scalinate, sono stati realizzati dei gazebo con sottili tubolari in ferro a protezione di alcuni cupolini in polimetilmetacrilato destinati alla illuminazione degli ambienti sottostanti; altre parti centrali del complesso edilizio ricevono la luce naturale per mezzo “di volumi cubici con tetto a capanna e pareti in parte vetrate e in parte cieche con rivestimento in forati in cotto, veri e propri “pozzi di luce” che illuminano e innalzano lo spazio degli ambienti principali” (V.Prina, 2016)

Il tema della “’della scuola all’aria aperta (openluchtscholen)” di Duiker e quello di Scharoun del complesso scolastico “concepito secondo il modello di una città” sono i paradigma ai quali l’asilo di Canton Vesco fa riferimento; in tal senso, le grandi vetrate, che fanno penetrare la luce naturale, il sole e l’aria all’interno delle aule, migliorando le condizioni igieniche e di salubrità degli ambienti, stabiliscono un rapporto di continuità tra gli spazi interni e quelli esterni come il portico continuo che unisce gli edifici delle aule e gli spazi comuni a verde per il gioco all’aria aperta.

Foto di Simone Mizzotti
Testo di Maurizio Pece