Casa museo Remo Brindisi

Luogo: Lido di Spina, Comacchio (FE), Via Nicolò Pisano 51 b
Autore: Nanda Vigo
Cronologia: 1971 | 1973
Itinerario: La casa in Italia tra costruzione e sperimentazione
Uso:  Abitazione privata – Museo

La casa museo di Lido di Spina più conosciuta con il nome di “Museo Alternativo Remo Brindisi” è divenuta, fin dalla sua concezione e realizzazione, una sorta di manifesto del progetto culturale dell’artista e collezionista Remo Brindisi. Romano di nascita, cresciuto in Abruzzo e milanese di adozione, nei primi anni Sessanta l’artista inizia a pensare a un luogo dove collocare la sua collezione di opere d’arte, non una collocazione convenzionale, ma un luogo dove la collezione potesse diventare parte della quotidianità. Brindisi la immagina nella sua città adottiva, Milano, ma rinuncia presto all’idea, scoraggiato dall’eccessivo costo dei terreni. Nel corso di una visita a Comacchio, nella località Lido di Spina, meta turistica del Ferrarese in via di sviluppo, decide di realizzare l’ambizioso progetto di una “casa museo”. Il terreno si trova in prossimità della costa, facilmente raggiungibile dai bagni che sorgevano sempre più numerosi accogliendo potenziali visitatori del futuro museo. Il progetto è concepito da Nanda Vigo, architetto e Designer milanese, che elabora il progetto in stretta collaborazione con lo stesso Brindisi.

Nanda Vigo è incaricata della redazione di un progetto che risponda all’esigenza di raccogliere la collezione d’arte di Brindisi, punto di partenza per la progettazione, con il mandato di realizzare uno spazio domestico, proponibile anche a un pubblico che fin da subito è previsto come fruitore della collezione. Tra le opere presenti nella raccolta, un grande pannello murario di Lucio Fontana (Cavallo, 1957), acquistato da Brindisi nel corso di un’asta milanese e sistemato all’ingresso della casa di Lido di Spina.

Le due funzioni di casa e di museo trovano espressione nella composizione architettonica dell’edificio, un cilindro di 12 metri di diametro per 12 metri di altezza collocato in posizione baricentrica rispetto a un volume parallelepipedo con il quale è intersecato. Il cilindro è il luogo deputato a ospitare la collezione di opere d’arte che trovano posto al piano terreno intorno a una grande seduta di forma circolare e nel dispiegarsi della scala elicoidale che corre lungo le pareti del cilindro. Gli spazi circostanti ospitano gli ambienti della casa su diversi livelli.

La realizzazione della casa segue un iter molto articolato, legato ad autorizzazioni e continue modifiche del progetto, spesso decise sul cantiere dalla stessa Vigo in dialogo con Brindisi. La realizzazione inizia nel 1971 e si conclude nel 1973. Tra i fattori che determinano la durata del cantiere anche il reperimento dei materiali scelti dall’architetto per la realizzazione dell’edificio. Le mattonelle di forma rettangolare in klinker bianco, al tempo non reperibili in Italia, furono ordinate e ritirate da una fabbrica di Monaco di Baviera.

Grandi aperture di forma quadrata trovano posto sulle pareti a sviluppo curvilineo del cilindro, le stesse sono schermate da pannelli rettangolari in specchio e vetro traslucido, incernierati sul proprio asse centrale e ruotabili in modo da consentire effetti visivi e di trasmissione della luce sempre differenti. Gli elementi traslucidi e specchianti descrivono in modo significativo la cifra stilistica di Nanda Vigo: materiali simili possono essere individuati nella gran parte della sua produzione artistica di quell’epoca. Proprio in questa unione delle arti trova spazio l’idea di Remo Brindisi, che immagina e riesce a realizzare uno spazio dove tutte le forme d’arte si fondono e generano un continuo dialogo con il fruitore, un luogo dove ogni cosa è stata progettata appositamente, come la grande seduta circolare posta al centro del cilindro su un piano rialzato all’interno della quale trovano posto i supporti per sculture di Gino Marotta e Jean Arp.

Altro elemento caratterizzante l’invaso centrale è il corrimano della scala, realizzato in acciaio inossidabile con la sua cromatura scintillante e la considerevole sezione, definisce il percorso intorno a cui sono dislocate le opere della collezione. L’illuminazione naturale dell’invaso centrale è garantita dalla presenza di finestrature collocate nel perimetro sommitale del cilindro, i materiali utilizzati e le scelte progettuali concorrono alla realizzazione di effetti visivi adeguati alla percezione delle opere d’arte. Le piastrelle in klinker bianco, i metalli cromati, gli specchi e i vetri traslucidi agevolano la diffusione e la rifrazione della luce naturale evitando effetti di abbagliamento.

Anche gli spazi privati della casa sono trattati con soluzioni progettuali specifiche, le pareti ospitano pezzi della collezione, accompagnati da pannelli a specchio e dal tipico rivestimento in piastrelle bianche.

L’illuminazione degli ambienti circostanti il blocco centrale è realizzata con tubi fluorescenti al neon che seguono le sagome delle pareti, creando una lama di luce che idealmente le separa dai solai.

Anche l’accesso all’edificio è realizzato con i materiali utilizzati per l’interno. Il giardino che circonda il la casa è anch’esso un piccolo museo a cielo aperto che ospita diverse sculture. La casa museo, pensata dalla sua creazione come uno spazio per la pubblica fruizione, alla morte del proprietario, avvenuta nel 1996, e per sua stessa volontà, è stata donata al comune di Comacchio. Brindisi ha richiesto di essere sepolto nel giardino della villa: nei pressi dell’ingresso si trova la sua tomba.

Foto di Marina Caneve
Testo di Luciano Antonino Scuderi

 

Casa museo Remo Brindisi

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