Luogo: Roma, viale Etiopia, via Tripolitania, via dei Galla e Sidama, via Adua
Autore: Mario Ridolfi, Wolfgang Frankl
Cronologia: 1949 | 1955
Itinerario: Costruire case, fare città
Uso: Residenze, negozi e servizi collettivi
Esplicitamente alternative all’espansione intensiva del quartiere (viale Eritrea, viale Libia, via Nomentana), le Torri di viale Etiopia rappresentano uno degli esempi più paradigmatici della Ricostruzione che in pochi anni porterà l’Italia al miracolo economico. Orientate per ottenere il massimo soleggiamento, le case a torre rifiutano lo sviluppo perimetrale tipico dell’isolato a blocco e si presentano come un piano a grande scala dell’Ina – Assicurazioni, non immediatamente riconducibile ai più noti interventi INA-CASA.
Oltrepassando piccoli cancelli ci si addentra in uno spazio chiuso dalle torri, ma aperto alle visuali sulla città e ricco di vegetazione.
Sviluppate su 10 piani le Torri presentano un arretramento del muro perimetrale rispetto al piano di facciata al quinto ed al decimo livello. Ciò permette di ottenere due loggiati continui che, determinando due fasce di accentuato chiaroscuro, evidenziano la sagoma inclinata e il volume di copertura, che alloggia lavanderie e stenditoi. All’arretramento dei loggiati corrisponde un ispessimento della porzione di pilastro corrispondente.
L’interno dell’isolato è attraversato da sottili vialetti di accesso alle abitazioni che tagliano generose aiuole. Chi accede al giardino può godere di uno spazio comune ombreggiato dalle alberature e dotato di percorsi e sedute in muratura.
Una grande cura è posta dagli architetti al disegno dei dettagli: dal trattamento della struttura messa a nudo in facciata alla rastrematura dei pilastri di 5 cm. ogni piano, dai nodi trave – pilastro – tamponatura, al disegno dei sottofinestra in ceramica che si alternano in 14 combinazioni differenti, dalle areazioni “a losanga” alla struttura delle ringhiere in ferro, piegate per poter alloggiare i vasi. Il piano terra è sopraelevato di un metro circa sopra le cantine seminterrate, in modo da poter ospitare anch’esso abitazioni.
Sul lato sud (via Tripolitania) una fascia continua di negozi fa da margine verso la strada aprendosi in corrispondenza degli accessi al lotto.
L’intervento di Ridolfi e Frankl sarà integrato, qualche anno più tardi (1957-62), dalle quattro coppie di edifici a torre progettate in due fasi da Fiorentino e Dubois.