Scuola elementare ora Centro di Formazione Professionale

Luogo: Busto Arsizio (VA), Viale Stelvio, 143

Autore: Enrico Castiglioni, Dante Brigatti; Alberto Cugini (strutture)

Cronologia: 1957 | 1959

Itinerario: Progettare il mutamento

Uso: Istituto scolastico

La scuola elementare progettata dall’architetto Enrico Castiglioni nella sua città Natale si colloca nella periferia nord-ovest della città di Busto Arsizio, all’interno del rione Beata Giuliana. All’epoca della costruzione un quartiere popolare privo di servizi. L’edificio scolastico diventa pretesto per una sperimentazione messa in atto dal progettista, finalizzata alla costruzione di un’esperienza legata alla formazione più che a un semplice edificio per l’apprendimento. Il complesso è composto da due blocchi funzionali che ospitano rispettivamente uno spazio comune e tre aule, un blocco che ospita la causa del custode e la sala professori. I tre blocchi sono immersi nel verde, separati tra loro e collegati da una lunga pensilina che si protende fino ad inserirsi nella piazza antistante . Lo studente è invitato a condurre un percorso quotidiano attraversando prima lo spazio aperto, accedendo allo spazio comune destinato alla socializzazione, successivamente all’aula per l’apprendimento e di nuovo in uno spazio aperto per la socializzazione e lo svago.

I blocchi delle aule disposti ai due lati della grande pensilina, sono connotati dalla presenza di una struttura di facciata costituita da una trave reticolare in calcestruzzo armato sorretta da cavalletti. La grande struttura sostiene la copertura inclinata della sala comune, chiusa verticalmente su tre lati da pareti vetrati in metallo e vetro, la facciata principale è articolata in volumi prismatici tra loro accostati ed inseriti nella sagoma della soletta di copertura.

Lo spazio comune costituisce un filtro tra lo spazio aperto, ancora percepibile attraverso la vetrata e lo spazio dedicato all’apprendimento e alla concentrazione, svolge inoltre un importante ruolo per agevolare la socializzazione tra gli studenti delle diverse classi.

La forte inclinazione delle coperture di questi ambienti si contrappone all’inclinazione più dolce e in contropendenza delle alule inserite all’interno dello stesso blocco generando un interessante gioco d’intersezioni, ormai difficilmente percepibile grazie alla presenza di elementi verdi.

Gli spazi comuni erano originariamente a tutta altezza con accesso laterale e quasi interamente vetrati su due lati. La trasformazione in centro di formazione professionale ha portato alla riconversione degli spazi in laboratori. La controsoffittatura e i nuovi infissi sovrapposti alla vetrata hanno modificato la percezione spaziale, ma è ancora perfettamente godibile il rapporto con l’ambiente esterno.

Le tre aule presenti in ogni blocco funzionale presentano tre finestrelle di forma esagonale, motivo presente anche nelle travi reticolari di facciata e nelle finestre del basamento. Le piccole aperture sono finalizzate, non tanto all’illuminazione, garantita dalla parete opposta interamente vetrata, quanto al contatto visivo con lo spazio comune luogo della socializzazione.

Le pareti laterali delle aule sono rivestite in pietra, originariamente interamente a vista, l’inclinazione della tessitura segue l’inclinazione della copertura, l’intera parete fuoriesce dal volume andando a formare una sorta di sperone murario. I setti in pietra che individuano la scansione delle aule sono richiusi da pareti interamente vetrate con infissi apribili per il ricambio dell’aria e una porta che collega con lo spazio aperto retrostante.

Il piccolo giardino ricavato nella parte finale del lotto, costituisce l’ultimo spazio dell’esperienza di apprendimento condotta dai discenti. Una porta per ogni aula con una relativa scala, consente l’uscita dall’aula e la fruizione di uno spazio verde comune ancora una volto luogo della socializzazione.

L’intero complesso così come descritto, dallo stesso Castiglioni, si presenta come l’insieme di diverse spazialità chiuse e aperte tenute insieme dalla struttura del porticato che attraversa tutto il sistema (R. Pedio 1960). Lo stesso portico costituisce l’elemento di mediazione tra l’articolato sistema dell’edificio scolastico con la sua differenza di forme, materiali, spazi costruiti e spazi naturali e il contesto del quartiere Beata Giuliana, anch’esso ricco di differenze e complessità.

Foto di Luigi Di Bella
Testo di Luciano Antonino Scuderi