Località: Roccaraso (AQ), località Aremogna
Autore: Vincenzo Monaco con Carlo Mercuri; Piero Dorazio (vetrate)
Cronologia: 1965-1969
Itinerario: Architetture per la collettività
Uso: Luogo di culto
La piccola chiesa di Roccaraso dedicata alla Madonna della Neve è collocata In posizione elevata, affacciata sull’ampia piana dell’Aremogna. L’edificio, progettato da Vincenzo Monaco con la collaborazione di Carlo Mercuri, appartiene a quel gruppo di opere disegnate senza Amedeo Luccichenti, nel lasso di tempo che intercorse tra la morte di quest’ultimo (1963) e la morte dello stesso Monaco, avvenuta nel 1969. L’opera fu commissionata all’architetto romano dal parroco di Roccaraso don Edmondo De Panfilis; questi, che aveva intuito la potenzialità sciistica dell’area, scelse di situare il piccolo edificio direttamente sui campi sportivi, a cavallo tra la valle delle Gravare e la sciovia del Macchione, con l’intento di sovrapporre nello stesso luogo la pratica spirituale e la pratica sportiva. A riprova di questa iniziale intenzione, la chiesa avrebbe dovuto prevedere anche un altare esterno, per svolgere funzioni all’aria aperta, di richiamo per il maggior numero di sciatori; l’altare non venne però mai realizzato.
La chiesa non è distinta in aula e campanile, ma è l’aula stessa che si deforma fino a dar luogo, impennandosi, a un’alta lama che incornicia le campane. Osservando l’edificio da una prospettiva ravvicinata, dando la schiena alla piana dell’Aremogna, essa appare quasi priva di spessore, come fosse riconducibile solo a un’immagine bidimensionale.
Continuando a girare intorno al piccolo edificio, esso assume corpo e denuncia la sua volumetria. Il lato rivolto verso la valle delle Gravare mette in evidenza la terminazione curva dell’aula e il piccolo volume annesso che ospita la scala che conduce alla sagrestia; il lato opposto, rivolto verso la sciovia del Macchione, valorizza invece la superficie di copertura, una “tenda” poggiata con leggerezza, raccordata alle differenti quote del muro perimetrale.
I particolari decorativi, così come il trattamento delle superfici in cemento faccia a vista, sono di chiara genealogia corbusiana e denunciano la loro discendenza dalla cappella di Notre-Dame du Haut a Ronchamp, realizzata dall’architetto svizzero nel 1955. Le vetrate colorate furono commissionate all’artista Piero Dorazio. Ad esse è affidato il compito di modulare espressivamente la presenza della luce nello spazio dell’aula e di introdurre la presenza del colore sulle superfici cementizie esterne.
Foto di Maria Vittoria Piccirillo e Manuela Raitano