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Chiesa San Lorenzo

Luogo: Bevagna (PG), località Torre del Colle, Via Pomontina, 1
Autore: Piero Sartogo
Cronologia: 1966 | 1973
Itinerario: Spazio sacro e memoria
Uso: Chiesa

La nuova Chiesa di San Lorenzo, progettata dall’Arch. Piero Sartogo, sorge nella campagna ai piedi del promontorio della frazione di Torre del Colle di Bevagna (PG), un piccolo borgo di origine medievale dal carattere prevalentemente agricolo.

Questo edificio religioso fu costruito intorno agli anni ‘70 del XX secolo, in quanto l’antica Chiesa di San Lorenzo, edificata all’interno del borgo, versava in condizioni statiche precarie, tali da  consigliarne la chiusura al culto; pertanto, si decise di realizzare sulla collina alle pendici del castello una nuova Chiesa, ma ragioni di ordine pratico indussero a spostare la localizzazione della stessa nella pianura ai piedi del colle sul quale sorge il piccolo borgo. Il nuovo edificio, però, ebbe vita breve, in quanto terminati i lavori di restauro dell’antica Chiesa, i fedeli tornarono a frequentare quest’ultimo edificio, abbandonando quello nuovo, il quale non essendo più officiato, pian piano si avviò verso uno stato di decadimento.

Da alcuni anni la nuova Chiesa di San Lorenzo è tornata ad essere officiata, dopo  l’esecuzione di necessari lavori di restauro  ed ampliamento, iniziati nel 2013, che hanno dato nuova vita all’edificio.

Il progetto della Chiesa di San Lorenzo nuovo realizzato da Piero Sartogo, ha avuto la capacità d’interpretare le peculiarità socio-culturali del luogo, inserendosi con una propria identità formale nel contesto paesaggistico agreste, attraverso l’uso di materiali e soluzioni compositive che si richiamano direttamente ai “principi teorici dell’architettura organica, fondati su asimmetria, dissonanze e scomposizione dei volumi, secondo la particolare accezione filtrata in Italia da Zevi” (F. Pisani, 2015)

La Chiesa di San Lorenzo presenta una   composizione architettonica alquanto articolata, sia per quanto riguarda la copertura dal profilo ondulato, che per le diverse soluzioni adottate per le facciate, realizzate mediante quinte murarie sovrapposte, tali da frammentare l’unitarietà dell’edificio, secondo un principio ispiratore di tutti i progetti dell’arch. Sartogo che si richiama direttamente al “rapporto tra architettura e genius loci“(P. Sartogo). Nell’insieme della composizione architettonica la forma geometrica prevalente è quella del triangolo, adottata in diverse declinazioni, per la realizzazioni sia delle parti vuote vetrate così come per quelle piene in pietra locale.

Il campanile inglobato per mezzo di una quinta muraria all’interno della facciata laterale della Chiesa, è l’unico elemento che conferisce all’edificio una sua riconoscibilità all’interno del contesto dei luoghi; il campanile “esprime in modo del tutto originale la protezione dello Spirito Santo, simboleggiata da una nube, che sovrasta la torre e la chiesa, ad opera di un sofisticato impianto di nebulizzazione dell’acqua, posto alla sommità della stessa torre campanaria, provvista anche di fasci di luce che ne caratterizzano l’effetto” (F. Pisani, 2015)

La Chiesa si sviluppa su un solo piano fuori terra, e presenta una copertura, che partendo da una quota d’imposta molto bassa, quasi a voler legare l’edificio al terreno, è articolata, secondo uno svolgimento ondulato, su più piani, in modo tale da raggiungere la massima altezza nella “torre” del campanile. I materiali impiegati per la realizzazione dell’edificio sono ripresi dalla tradizione locale, come la pietra calcarea faccia a vista, utilizzata sia all’esterno che all’interno dell’edificio, per realizzare sia i setti murari portanti che le pavimentazioni; la copertura è stata realizzata mediante l’impiego di una guaina bituminosa di colore rosso, lo stesso colore utilizzato per verniciare gli infissi metallici, ancorati  direttamente all’interno delle murature durante la loro costruzione.

In pianta la Chiesa presenta una  configurazione a forma di “L”, con lo spazio liturgico posizionato lungo l’asse est-ovest, il transetto, formato da un solo braccio, leggermente rialzato con ai lati uno spazio per le celebrazioni feriali e la sagrestia; alle spalle dell’altare, il transetto è concluso da un abside di forma triangolare, parzialmente vetrato, all’interno della quale è posizionata la cattedra.

All’interno la Chiesa ha le pareti in muratura faccia vista realizzata con pietra locale; lo stesso tipo di pietra forma il basolato esterno e in continuità la pavimentazione della Chiesa, mentre la luce naturale filtra dall’ampia vetrata d’ingresso, da alcune aperture laterali, dall’abside e dall’alto per mezzo di una vetrata realizzata nel salto di quota della copertura in corrispondenza del transetto. In tal modo la luce naturale crea degli effetti suggestivi, alternando spazi molto luminosi ad altri in penombra tali da favorire il raccoglimento.

Nel corso dei lavori di restauro, è stato ampliato lo spazio dell’ingresso, inglobando un’area esterna all’edificio che raggiungeva la parte più bassa della copertura; in origine in questa zona, era stato collocato un albero di fico, simbolo del popolo d’Israele amato dal suo Dio, il quale fuoriusciva da un’asola ricavata nel solaio del tetto. Oggi questa area è occupata dal “fonte battesimale, spostato al lato dell’ingresso è illuminato da luce zenitale, filtrante dal foro in copertura che precedentemente consentiva il passaggio dell’albero di fico.” (Antonelli, Grillo Architetti, 2017)

La cattedra in marmi policromi e posta in corrispondenza della parte vetrata dell’abside a  testimoniare non solo la  continuità tra il sacro ed il profano, ma anche  l’unione tra gli uomini, “in quanto l’uomo che celebra e l’uomo che lavora costruiscono entrambi il regno di Dio nel mondo”. (F. Pisani, 2015)

Foto di Luca Girardini – Marco Zorzanello
Testo di Maurizio Pece