Luogo: Roma, Via Antonio Gramsci, 74
Autore: Yoshida Isoya; Ken Nakajima (verde)
Cronologia: 1960 | 1962
Itinerario: Nuove architetture per la nuova società
Uso: centro culturale
L’Istituto Giapponese di Cultura nasce a Roma negli anni Sessanta per volontà del Ministero degli Affari Esteri Giapponese grazie a un accordo Culturale tra Italia e Giappone stipulato nel 1954 e viene inizialmente gestito dalla Società per la Promozione delle Relazioni Culturali Internazionali, con la finalità di diffondere e promuovere la cultura giapponese all’estero. La sede di Roma è stata la prima di numerose altre, istituite successivamente in altri Paesi. L’edificio sorge nella zona di Valle Giulia prospicente la Facoltà di Architettura, in una parte di città già interessata dall’insediamento di diverse istituzioni estere come le Accademie straniere. La progettazione dell’edificio è affidata all’architetto Yoshida Isoya nativo di Tokyo, mentre la progettazione del giardino è affidata all’architetto paesaggista Ken Nakajima
Yoshida Isoya, già celebre in Giappone per la sua reinterpretazione dell’architettura Sukiya, utilizzata per la realizzazione di specifici edifici pubblici dedicati al convivio, tradizionalmente realizzata in materiali come legno e argilla cruda. Yoshida si fa promotore della trasposizione in chiave contemporanea di tale linguaggio, utilizzando materiali di nuova generazione quali calcestruzzo armato per le strutture e rivestimenti in piastrelle e blocchetti prefabbricati per le finiture. L’istituto Giapponese di Cultura incarna appieno le innovazioni portate da Yoshida al linguaggio tradizionale: l’edificio presenta pilastri scuri rivestiti da piccole piastrelle a mosaico di colore marrone in contrasto con i tamponamenti bianchi e le finestre a grata, anch’esse realizzate con elementi prefabbricati. Altri elementi caratteristici sono gli sporti molto pronunciati del tetto e le passerelle sospese.
All’interno del recinto di pertinenza dell’istituto è realizzato un giardino in stile sen’en la cui esecuzione è affidata a Ken Nakajima, celebre architetto paesaggista giapponese, autore dei più importanti giardini di tradizione giapponese realizzati fuori dalla terra di origine. All’interno del giardino sono presenti tutti gli elementi caratteristici: lo specchio d’acqua con cascata e piccoli elementi rocciosi affioranti, un ponticello e la tipica lampada in pietra. Le essenze utilizzate sono tutte italiane ma selezionate e disposte da maestranze giapponesi seguendo i criteri della composizione tradizionale studiata da Nakajima
Gli interni sono realizzati con materiali ed elementi d’arredo provenienti dal Giappone, l’accuratezza nei dettagli deriva dalla grande esperienza del progettista maturata con la realizzazione di numerose sale da tè e ristoranti. Anche in questo caso gli elementi della tradizione sono riletti in chiave contemporanea.
La scala principale, posizionata in prossimità dell’ingresso, ha una struttura in cemento armato, gradini in pietra e corrimano in legno levigato. Di particolare pregio le schermature semitrasparenti utilizzate per isolare alcuni spazi e i corpi illuminanti dalle linee essenziali realizzati in carta di riso e bronzo dorato.
All’interno dell’Istituto è presente un auditorium da cento posti, utilizzato per le attività di divulgazione e per la programmazione culturale dell’istituto. Anche per questa sala le finiture sono realizzate in materiali pregiati e rese con linee essenziali.
Al primo piano trova posto una veranda attualmente utilizzata per le riunioni. L’ambiente presenta tutti gli elementi distintivi della tradizione Giapponese: la finitura del soffitto in legno che simula le coperture lignee in canne di bambù e le tipiche porte scorrevoli in graticcio e carta di riso. L’effetto traslucido ottenuto grazie al passaggio della luce naturale attraverso la carta di riso è particolarmente evidente in corrispondenza delle porte che danno accesso agli spazi esterni
Dagli spazi aperti al primo piano è possibile godere di una vista privilegiata sul contesto urbano circostante, è visibile Villa Giulia e parte del parco urbano di Villa Borghese. È inoltre apprezzabile il giardino, visibile esclusivamente dall’interno del recinto.
Anche per gli ambienti a piano terra ricorre la raffinatezza nella ricerca dei dettagli e la citazione degli elementi tradizionali. I poderosi pilastri in cemento armato, che all’esterno sono rivestiti in piastrelle di mosaico color marrone scuro, internamente sono rivestiti con essenze lignee pregiate, per ricordare i materiali da costruzione originari della tradizione Sukiya.
Foto di Flavia Rossi
Testo di Luciano Antonino Scuderi