Accademia di Danimarca

Luogo: Roma, Via Omero, 18

Autore: Fisker Kay; Duelund Mortensen, Svend Høgsbro, Luciano Rubino (collaboratori); Søren Georg Jensen (sculture)

Cronologia: 1962 | 1967
Itinerario: Nuove architetture per la nuova società

Uso: Luogo della cultura

L’Accademia di Danimarca si affaccia su via Omero, strada che costeggia Villa Borghese. L’area su cui insite la prestigiosa istituzione culturale è caratterizzata dalla presenza di numerosi edifici adibiti allo stesso scopo, afferenti ad altre nazioni. L’antica tradizione delle accademie straniere in Roma ne ha visto la collocazione in diverse zone della città, spesso all’interno di prestigiosi palazzi antichi. Originariamente ospitata all’interno di Palazzo Primoli in via Zanardelli, nel 1962 l’Accademia di Danimarca riceve in concessione un appezzamento di terreno su via Omero, in prossimità dell’Accademia di Svezia. La zona di Valle Giulia diventa luogo preferenziale per l’insediamento di accademie e luoghi di cultura stranieri a seguito dell’Esposizione Universale del 1911, nel corso della quale, proprio in quest’area, trovano posto, oltre alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, i padiglioni espositivi delle diverse delegazioni straniere. La realizzazione dell’edificio è affidata al noto architetto danese Fisker Kay, formatosi all’Accademia di belle arti di Copenaghen e in seguito Docente di architettura nella stessa.

L’architetto non riuscirà a vedere il compimento della sua opera italiana a causa della scomparsa nel 1965. L’edificio mostra i caratteri distintivi del lavoro di Kay, abile nell’utilizzo di elementi della tradizione riletti con linguaggio contemporaneo. La costruzione, realizzata in mattoni, si inserisce all’interno di un lotto a sviluppo prevalentemente longitudinale, il cui lato corto è perpendicolare alla via Omero.

L’importante scala distribuita su tre rampe definisce la geometria del prospetto su strada, abilmente giocato sul rapporto tra il pieno delle pareti cieche e il vuoto della grande vetrata strutturale, dietro la quale trova posto il corpo scala per la distribuzione interna.

L’edificio è costituito da diversi blocchi funzionali collegati ma tra loro indipendenti, in modo tale da garantire il funzionamento simultaneo di tutte le parti senza interferenze da parte degli utilizzatori. All’auditorium, collocato al di sotto del cortile centrale dell’edificio, si accede grazie a una grande apertura posizionata a conclusione della prima rampa dello scalone principale.  Un atrio accoglie i visitatori che troveranno l’accesso sulla destra, dopo aver ammirato il severo fondale costituito da un pozzo luce al centro del quale è collocata una scultura in travertino di Tivoli, opera di Søren Georg Jensen (Aurora septentrionalis, 1971-74).

Il complesso è articolato in tre volumi che definiscono il cortile centrale, punto di approdo della scala. I corpi di fabbrica della biblioteca e degli alloggi dei borsisti sono paralleli. Il primo avanza sul fronte strada, con le sue quattro elevazioni, totalmente chiuso sui lati corti, presenta una fascia finestrata, arretrata rispetto al filo della facciata, in corrispondenza dell’ultima elevazione dei lati lunghi. Un coronamento in rame richiude il volume in sommità ricostruendo la sagoma del parallelepipedo e proteggendo le cimase murarie dalle intemperie.

Internamente la biblioteca è organizzata intorno ad un ambiente unico a tutta altezza con delle gallerie laterali per la presa dei volumi. Le finestrature occupano un’intera elevazione e sono disposte a filo con il margine interno delle scaffalature.

 

L’accesso alla biblioteca è posizionato alla quota del terrazzo centrale, come anche le postazioni per la consultazione. Una scala disposta centralmente, in asse con il volume, consente l’accesso al piano inferiore, livello in cui è collocato l’auditorium.
Associati all’utilizzo del mattone facciavista, sono impiegati elementi in legno naturale e smaltato dai toni chiari, tipici della tradizione danese.

 

Alla quota del terrazzo trovano posto gli spazi comuni per lo studio e per lo svago, oltre ai laboratori per le attività di studio e ricerca. Gli studi degli artisti sono collocati al piano inferiore, alla stessa quota dell’auditorium, inframezzati da giardini di forma quadrata.

La testata del blocco adibito alle residenze contiene il corpo scala, contraddistinto esternamente da una grande vetrata, anche stavolta arretrata dal filo del prospetto, lasciando posto a una balconata. Dalla vetrata è possibile apprezzare il panorama di Valle Giulia, costellata dalle architetture sede di altre istituzioni culturali straniere.

Foto di Flavia Rossi
Testo di Luciano Antonino Scuderi