Luogo: Fregene, Fiumicino (RM), Via Porto Azzurro, 57
Autore: Giuseppe Perugini, Uga De Plaisant, Raynaldo Perugini (3P)
Cronologia: 1968 | 1971
Itinerario: Architetture Riflesse – La casa in Italia tra costruzione e sperimentazione
Uso: villa unifamiliare
Il complesso di edifici, progettati dal gruppo di architetti denominato 3P e composto da Giuseppe Perugini, dalla moglie Uga De Plaisant e dal figlio Raynaldo Perugini, nasce da un profondo rapporto dell’architetto romano con la località marina nei pressi di Fiumicino.
Perugini inizia a frequentare assiduamente Fregene nei primi anni Sessanta e in questo periodo matura l’idea di costruirvi una casa per sé e la famiglia. La località prescelta è un lotto prossimo alla Pineta, zona che ospita gli edifici più antichi e tra le prime a essere bonificate agli inizi del Novecento.
Il complesso è costituito da tre diversi blocchi abitativi, la “Casa Albero”, la “Palla” e i “Cubetti”, tre diverse declinazioni sperimentali dell’abitare, impostate su principi guida comuni ed estrinsecate con soluzioni spaziali totalmente differenti. Il principio di modularità e ripetibilità caratterizza sia la “Casa Albero” che i “Cubetti” questi ultimi condividono con la “Palla” il concetto di abitazione minima racchiusa in forme geometriche, seppur diverse.
Il nucleo principale del complesso è la “Casa Albero”, dallo stesso Perugini definita un “modello al vero” realizzato per studiare delle nuove possibilità di interpretazione del sistema abitativo. La struttura è realizzata in telai di calcestruzzo armato ancorati al suolo ed esterni agli ambienti. Ai telai, grazie a elementi in metallo, sono ancorate le piastre orizzontali, alle quali sono fissati i pannelli di chiusura verticale. La struttura, concepita con un sistema di elementi modulari, è infintamente espandibile e, per definizione dello stesso Perugini, “non finibile”.
Il sistema è realizzato rispettando un asse di simmetria orizzontale, posto all’altezza dell’occhio umano, corrispondente alla posizione delle piastre: l’insieme appare così all’osservatore diviso tra un sistema di elementi puntuali ancorati al suolo e un sistema di volumi pieni che appaiono sospesi.
Il modello abitativo così concepito sovverte le regole canoniche dello spazio abitativo. Ne sono espressione i pannelli verticali, ai quali non è attribuita la canonica funzione di separazione dall’ambiente esterno: questi definiscono la spazialità delle unità funzionali della casa e dello spazio esterno. Ogni pannello nasce dall’unione di diversi elementi pieni e vuoti, realizzati rispettivamente in calcestruzzo o in vetro, che, combinati tra loro, definiscono la volumetria e costituiscono l’arredo interno della casa. Alcuni elementi funzionali sono dotati di autonomia, come i servizi igienici costituiti all’interno di capsule appese alla struttura portante e collegate tramite pannelli appositamente realizzati. La conformazione spaziale e la compenetrazione tra spazi interni ed esterni hanno lo scopo di assimilare la percezione del sistema a uno spazio naturale, da cui la definizione di “Casa Albero”
A garanzia della totale flessibilità degli spazi, le capsule dei servizi sono totalmente autonome e possono essere inserite in qualsiasi punto della struttura. Sono costituite da elementi prefabbricati in calcestruzzo, all’interno dei quali sono inseriti i pezzi sanitari realizzati in plastica. L’intero volume si trasforma all’occorrenza in una doccia grazie alla presenza di ugelli che gettano acqua distribuiti radialmente in corrispondenza della sezione mediana del volume.
Similmente ai blocchi-servizi, la “Palla” è un modulo abitativo contenuto all’interno di una sfera di cinque metri di diametro, costituta da due gusci in calcestruzzo armato realizzati fuori opera, attraverso un sistema di calchi realizzato direttamente in cantiere. Il modulo abitativo minimo si contrappone all’infinita espandibilità della “Casa Albero”. La palla conteneva al proprio interno una seconda struttura sferica destinata a servizi e arredo. Il piccolo volume è ricco di significati simbolici come il nastro finestrato che tiene insieme i due gusci che consente l’illuminazione naturale e al contempo, grazie all’inclinazione, di mantenere un contatto visivo con cielo e terra.
Il sistema di illuminazione naturale all’interno della “Casa Albero”, oltre ai già descritti volumi in vetro inseriti nei pannelli verticali, è ottenuto per mezzo di tagli di luce generati dall’accostamento delle piastre in calcestruzzo appese e appoggiate alla struttura grazie agli elementi cruciformi in metallo.
Il volume appeso alla struttura esterna della “Casa Albero” consente una libera fruibilità dello spazio sottostante l’edificio, in parte del quale è realizzata una vasca contenente acqua.