Luogo: Bardolino (VE)
Autore: Carlo Scarpa; Giuseppe Tommasi, Guido Pietropoli (collaboratori); Carlo Maschietto (strutture)
Cronologia: 1974 | 1979
Itinerario: La casa in Italia tra costruzione e sperimentazione
Uso: Villa unifamiliare
Villa Ottolenghi, situata nei pressi di Bardolino, è un’opera straordinaria progettata dall’architetto Carlo Scarpa negli anni Settanta per la famiglia Ottolenghi. La costruzione, quasi del tutto completa, è stata ultimata da Giuseppe Tommasi e Guido Pietropoli a causa della prematura scomparsa di Carlo Scarpa. La villa è stata commissionata dall’avvocato Carlo Ottolenghi per il figlio Alberto e si trova su un terreno declive che offre un’ampia vista sul Lago di Garda.
Su richiesta della committenza, originaria di Venezia, la casa avrebbe dovuto richiamare l’ambiente veneziano ed avere uno stretto rapporto con l’acqua. La villa in effetti si configura come una penisola protesa verso il paesaggio, la campagna e l’acqua.
Il rapporto con la natura è talmente stretto che questo edificio rustico-moderno era concepito come se le murature grezze dovessero essere successivamente coperte da vegetazione. La villa è parzialmente ipogea, sia per scelte concettuali di radicamento al terreno che per ragioni tecniche di diminuzione della cubatura, in un’area dove ne era consentita poca.
Il volume è una sorta di terrazzamento digradante, che asseconda il dislivello naturale. La casa sembra sorgere direttamente dal terreno, con un tetto-terrazza proteso verso il lago. La copertura è sorretta da nove enormi colonne costituite da strati alterni di dischi in cemento gettato fuori opera, lastre di pietra locale Prun e lastre di pietra di Trani. Le colonne sono il cuore del progetto e sono disposte non allineate, ma con la consueta sapienza prospettica delle opere scarpiane, definendo nello spazio una sequenza di visuali interessanti che penetrano e traguardano da un ambiente all’altro. In questo caso, al gioco delle visuali partecipano oltre alle colonne gli elementi del camino, del bagno ovale e dei cambiamenti di quota. Così come il tetto-terrazza digrada verso valle, all’interno il soffitto si piega leggermente in una superficie plissettata come un origami a maglie triangolari e conduce verso il basso. Allo stesso modo, il pavimento dello spazio fluido del soggiorno, con dei gradini e dei piani inclinati, scende verso l’esterno e si confonde con esso.
Il pavimento è realizzato in graniglia di cemento con inserti di cotto, accuratamente disposti da Scarpa, che seminano e guidano il percorso delle inevitabili spaccature del cemento, definendo un interessante disegno a terra.
Il legame con l’esterno è mediato dalla presenza dell’acqua, collocata in due vasche, una interna e una esterna, collegate da un sistema di cascatelle che sfruttano una vicina sorgente naturale. Le superfici riflettenti delle vetrate e degli specchi d’acqua moltiplicano le visioni e amplificano la tensione dello spazio verso l’esterno.
La struttura semi ipogea è accessibile dalla strada a monte da una scala a segni sghembi che conduce in una fenditura nel terreno, una sorta di calle veneziana che offre poetiche visuali sulla vigna. La concezione della calle ha diverse ragioni: tecniche in quanto consente di staccare ed isolare gli ambienti della casa dal terreno e distributive, perché dà accesso e luce agli ambienti che si sviluppano attorno al soggiorno. La parte della calle aderente alla montagna ha una geometria complessa, generata da semicirconferenze e linee inclinate, dando ancor di più senso di appartenenza dell’edificio alla collina.
Il verde che avvolge le murature grezze, i materiali naturali, le geometrie che assecondano i dislivelli, il rapporto stretto con la collina, l’acqua con i suoi rumori e riflessi rendono viva questa casa in simbiosi con la natura.
Come disse Carlo Ottolenghi: “…quelle pietre e quei sassi che disporrà insieme l’immaginazione di Carlo Scarpa saran sempre poesia tra l’azzurro del lago e il verde della collina…”