Luogo: Roma, località Malafede, via Paolo Stoppa, 12
Autore: Studio Architettura Anselmi & Associati (Alessandro Anselmi, Valentino Anselmi e Valerio Palmieri) , E.D.IN. Srl (calcoli strutturali)
Cronologia: 2005 | 2010
Itinerario: Spazio sacro e memoria
Uso: Luogo di culto
La Chiesa di San Pio da Pietralcina, ubicata nel comprensorio di Giardino di Roma, località Malafede, fa parte di un più ampio complesso ecclesiastico che comprende oltre alla canonica, la sacrestia ed un grande salone polivalente. La composizione architettonica della Chiesa risalta in maniera evidente all’interno del quartiere in cui essa è inserita, costituito prevalentemente da anonime palazzine residenziali; un segno evidente della contemporaneità, che diviene fulcro della vita pastorale e comunitaria per gli abitanti del quartiere, che possono trovare nelle strutture del complesso ecclesiastico, o nel sagrato antistante la Chiesa, dei punti di riferimento e di aggregazione.
La facciata della Chiesa è caratterizzata da tre grandi arcate, che si sviluppano in modo sinusoidale secondo ampiezze ed altezze diverse, senza mai poggiare a terra se non nelle parti terminali laterali; la triplice partizione della facciata, raccordata in un unico arco parabolico nella parte posteriore della Chiesa, si richiama direttamente all’immagine religiosa del “Dio uno e trino”, conferendo all’edificio una spiccata monumentalità capace di valorizzare il messaggio evangelico.
Le tre curve della facciata principale, definite da profonde modanatute, ripartiscono lo spazio entro cui si sviluppano delle superfici piene o vetrate, quest’ultime costituite da pannelli trasparenti ed opachi, che nell’insieme contribuisco a dare una interessante articolazione alla facciata. “Dal profilo delle tre parabole si genera, nello spazio, l’ondulata superficie di copertura che, convergendo in un’unica ampia arcata di bordo, profila e definisce il prospetto posteriore.”(M. Marandola, 2011)
Un volume bianco sporgente nell’arcata con passo più lungo, posto nel lato destro della Chiesa, denuncia in modo evidente l’ingresso vetrato dell’edificio; superato un piccolo ambiente, con funzione di pronao, ci si immette nella grande aula liturgica, un unico ambiente dove si celebrano le diverse funzioni religiose. Sul lato opposto, nell’arcata con passo più breve, all’interno della vetrata di facciata, si apre l’ingresso dell’aula feriale, meno evidente rispetto all’ingresso principale.
La Chiesa presenta una pianta a forma di rettangolo, di proporzioni uno a due ed una superficie di circa 800 metri quadrati; rispetto all’impianto planimetrico, l’aula liturgica si sviluppa in senso trasversale e non lungo l’asse longitudinale, come nella gran parte degli edifici ecclesiastici. La soluzione progettuale adottata tiene conto che “l’insieme dei fedeli costituisce una “comunità” e di conseguenza è necessario che essa usufruisca di una forma spaziale idonea per raccogliersi intorno al suo “pastore” senza particolari gerarchie di posizione, cosa impossibile nella tradizionale collocazione dell’altare sul lato corto nelle chiese a pianta longitudinale” (A. Anselmi).
L’area presbiteriale, rialzata rispetto al piano dell’aula, contiene l’altare, la cattedra, e l’ambone ed è caratterizzata “dai panneggi chiaroscurati delle potenti sculture di travertino del presbiterio, opera di Giovanna De Sanctis Ricciardone”(M. Marandola, 2011); sulla parete di fondo domina un crocifisso ligneo, mentre ai lati e superiormente la parte curva vetrata di chiusura della facciata posteriore, lascia intravedere le palazzine circostanti, in una sorta di continuità tra comunità ecclesiastica e quartiere.
L’aula della cappella feriale è suddivisa dal resto della Chiesa mediante una balaustra costituita da canne di metallo, disposte in diagonale, con una mensola di raccordo sovrastante; una pergola in metallo bianco, sospesa sull’area feriale, denuncia visivamente la presenza di questo spazio all’interno della grande aula della Chiesa.
La cantoria è posta nella parete di fronte all’altare, in corrispondenza della parabola del prospetto anteriore più alta rispetto alle altre due; il piano di calpestio della cantoria nel dividere in altezza la parete vetrata della facciata, forma nella parte alta un “moderno” rosone, dal quale filtra la luce naturale che con il suo fascio riesce ad arrivare l’altare.