Luogo: Longarone (BL), Via Alessandro Manzoni, 10
Autore: Valeriano Pastor
Cronologia: 1964 | 1968
Itinerario: La casa in Italia tra costruzione e sperimentazione
Uso: complesso residenziale
Il complesso residenziale progettato e realizzato da Valeriano Pastor a Longarone si inserisce nel programma di ricostruzione avviato nella città del Bellunese a seguito dell’inondazione che nel 1963 distrusse gran parte del vecchio centro abitato. Le case, commissionate dall’IACP di Belluno, trovano posto all’interno del progetto urbano elaborato da Giuseppe Samonà con un gruppo di progettisti afferente allo IUAV e si collocano ai margini del ridefinito centro urbano, in prossimità di un costone roccioso alquanto acclive, elemento che influenzerà, in modo determinante, molte delle scelte progettuali.
Con la sua distribuzione in senso longitudinale lungo via Manzoni, nella zona più alta del paese, il complesso residenziale, caratterizzato da volumi rigidi articolati ritmicamente, s’impone sul centro abitato, rendendosi ben visibile anche a grande distanza.
Il complesso è composto da due elementi principali contraddistinti da tipologie abitative differenti: una stecca longitudinale di alloggi a schiera, contente quattordici appartamenti duplex, innestata a livello della strada e una casa a torre di quattro piani disposta al di spora di uno sperone roccioso, all’interno della quale trovano posto appartamenti con diverse metrature.
Il rapporto con l’ambiente naturale circostante è elemento decisivo per le scelte progettuali. La presenza del costone roccioso, molto inclinato, porta alla decisione di sviluppare gli spazi abitativi a un’altezza di oltre quattro metri dal livello stradale, in modo tale da garantire sufficiente illuminazione naturale e areazione a tutte le unità.
L’edificio è costruito in cemento armato facciavista. Al materiale e al trattamento delle superfici è attribuita una forte valenza visiva, giocata su tre diversi registri differenti, che conferiscono alla superficie architettonica vibrazioni cromatiche, consentendo di leggerne le diverse profondità. Il primo registro è dato dal trattamento superficiale del calcestruzzo realizzato con casseri grezzi e distanziati, tali da imprimere la loro matrice sul materiale, il secondo è affidato al sottosquadro impresso in corrispondenza di ogni bucatura e infine il terzo è attribuito ai volumi aggettanti ciechi sul fronte strada.
Dal piano stradale si ha accesso ai garage e agli atri che si collegano con le gallerie di distribuzione collocate alla quota degli appartamenti. Al calcestruzzo grezzo, reso con un’apposita pigmentazione che ne determina il caratteristico colore, sono associati degli elementi in materiali pregiati. Un esempio sono le pedate dei gradini, realizzate in pietra rosa bocciardata e inserite nel massiccio volume del cemento armato che le ingloba parzialmente.
Gli spazi retrostanti l’edificio sono direttamente raggiungibili dagli appartamenti. Questa caratteristica ne ha determinato la progressiva trasformazione in giardini e orti curati dai residenti.
Grazie alla posizione in cui il complesso s’inserisce, da ogni appartamento è possibile dominare con lo sguardo gran parte del centro abitato e la valle del Vajont con il volume cementizio della diga che la occlude.
Il blocco della casa a torre si trova a un livello rialzato rispetto al piano stradale, così concepito per rispettare l’andamento del costone roccioso già inciso per la realizzazione della strada.