Luogo: Modica (RG), piazza del Gesù
Autore: Emanuele Fidone, Bruno Messina; Antonio Russo (collaboratore); Roberto De Benedictis (strutture)
Cronologia: 1990 | 2007
Itinerario: Costruire sul costruito
Uso: Luogo della cultura
Una delle rare testimonianze sopravvissute al terremoto che colpì la Sicilia sud-orientale nel 1693; il convento di San Francesco fu edificato nella seconda metà del XV secolo. L’impianto originario, tipico dei complessi francescani dell’epoca, era costituito da una chiesa a navata unica coperta con tre crociere e da un annesso monastero con chiostro quadrato a doppio ordine che presentava al piano terra un portico con archi a tutto sesto con colonne decorate e al primo ordine una teoria di colonnine a base ottagonale.
Nel 1990 la Soprintendenza di Ragusa affida a Emanuele Fidone e Bruno Messina il progetto per la ricostituzione delle coperture della chiesa e delle cappelle laterali; successivamente nel 1999, la Regione Siciliana conferisce loro un nuovo incarico in cui si attua il restauro del chiostro e della chiesa.
Obiettivo prioritario della prima fase dei lavori è stata quindi la realizzazione delle nuove coperture dell’aula e delle cappelle laterali. Appoggiata sui muri perimetrali, nel rispetto del piano d’imposta del XVIII secolo, la nuova volta è stata realizzata con un sistema di centine portanti in legno lamellare con sezione curvilinea, collegate trasversalmente da travetti che ne irrigidiscono la struttura. Una soluzione che riconfigura la spazialità evitando ogni atteggiamento mimetico. All’esterno l’estradosso della volta a botte è rivestito in lamiera grecata di rame ossidato, conclusa dalla calotta semisferica della copertura dell’abside.
Per le cappelle laterali si realizza una struttura in acciaio che riprende la geometria dei costoloni delle volte a crociera quattrocentesche. Le nuove coperture sono staccate dalla muratura sottostante da un giunto di pochi centimetri diffondendo all’interno una luce solida. Anche in questo caso l’estradosso è stato rivestito di rame, soluzione questa che ha permesso di conferire all’intero sistema delle coperture un’unità materica e cromatica.
Per quanto riguarda il restauro del chiostro è stato necessario liberare il portico da tutta una serie di superfetazioni imposte dall’adeguamento a carcere imposto al complesso dopo il 1865. A seguito di questa azione di sottrazione di materia sono riemerse le antiche colonne del chiostro in ottimo stato di conservazione. Analogamente, nel corso del cantiere, sono riemerse parti dell’originaria pavimentazione in blocchi calcarei, che è stata poi integrata con elementi simili (per materia e pezzatura) posti secondo una tessitura regolare e con diversa giacitura.