Cassero “Corridore”

Luogo: Prato, Via del Cassero

Autore: Riccardo Dalla Negra, Pietro Ruschi; Bruno Daddi (strutture)

Cronologia: 1988 | 2000

Uso: Spazio espositivo

L’intervento, realizzato nei primi anni Duemila dagli architetti Riccardo Dalla Negra e Pietro Ruschi su incarico dell’Amministrazione Comunale di Prato, consiste nel restauro, rilettura e ri-contestualizzazione di un importante monumento medievale, inglobato all’interno dell’edilizia cittadina e in parte dimenticato. Il Corridore è una struttura trecentesca costruita dai fiorentini dopo la conquista della città per collegare le mura civiche con il castello. La struttura si eleva di circa sette metri dalla quota stradale e originariamente si estendeva per circa 250 metri lineari. Presenta un camminamento interno coperto a quota tre metri dal suolo e uno sommitale protetto da merlature. La struttura, alla quale nel tempo si sono addossate diverse costruzioni, in parte demolita nel corso dell’Ottocento per far posto al passaggio di viale Piave, verso la fine degli anni Ottanta, grazie anche all’intervento della locale Soprintendenza, torna a suscitare l’interesse dell’amministrazione comunale, che decide di intraprenderne il restauro.

Gli architetti, su impulso della committenza, individuano una nuova funzione per l’edificio, che verrà trasformato in spazio espositivo. Oltre al progetto di conservazione e in parte di liberazione della preesistenza, gli architetti concentrano l’azione progettuale su tre porzioni dell’edificio: l’accesso dalle mura civiche; l’area  su via dell’Arco e il tratto prospicente via Piave, questi ultimi demoliti per far spazio alla viabilità cittadina. L’intero programma di azioni è volto a ricostituire la linearità e la continuità, cifra caratterizzante del Corridore.

La testata su via Piave, esito delle demolizioni ottocentesche, viene ricostruita in acciaio e legno e al suo interno viene ricavato uno dei due ingressi. La demolizione e l’interruzione della originaria continuità è rievocata grazie al trattamento del fronte a guisa di sezione, la traccia dell’ingombro dell’antica costruzione è testimoniato da una pavimentazione in blocchetti di porfido che ne ricalca la sagoma, attraversando la strada e terminando in prossimità del castello.

Secondo punto nodale del progetto è il tratto in corrispondenza della via dell’Arco, in cui era presente l’arco di Santa Chiara, unico punto di attraversamento trasversale, demolito nel corso dell’Ottocento per consentire il passaggio della tramvia. L’intervento consente il recupero della continuità fisica del percorso, grazie alla realizzazione di un ponte in acciaio e legno, e visiva, per mezzo della traccia a terra realizzata in porfido con l’individuazione delle sagoma dei volumi demoliti.

In corrispondenza delle mura cittadine, terzo punto nodale del progetto, l’intervento ha previsto la liberazione e riapertura dell’accesso attraverso la Porta del Soccorso, parzialmente interrata e tamponata e la realizzazione di una scala d’accesso in acciaio e legno, non visibile dall’esterno delle mura. Oltre ai nuovi inserimenti e al recupero della continuità fisica fino all’incrocio con via Piave, l’intervento ha previsto la liberazione della fortificazione da alcuni capannoni fatiscenti, costruiti nel corso degli anni Cinquanta del Novecento. Seppur molto limitate, le liberazioni condotte hanno consentito il recupero della continuità visiva di una consistente porzione del monumento, rendendolo nuovamente protagonista di un brano di città.

Foto di Flavia Rossi
Testo di Luciano Antonino Scuderi