Istituto Tecnico Industriale Cipriano Facchinetti

Luogo: Castellanza, Busto Arsizio (VA), Via Azimonti, 5

Autore: Enrico Castiglioni; Carlo Fontana (strutture)

Cronologia: 1962 | 1965
Itinerario: Progettare il mutamento

Uso: edificio scolastico

Arrivando presso l’istituto tecnico industriale Cipriano Facchinetti, alla periferia di Busto Arsizio lungo il confine con la città di Castellanza, ci si trova di fronte un edificio considerato un importante esempio di architettura d’avanguardia bustese. Progettato nel 1960 dall’architetto Enrico Castiglioni in collaborazione con l’ingegnere Carlo Fontana, ancora oggi mantiene le sue peculiarità architettoniche. L’accesso avviene attraverso una rampa che conduce ad una pensilina, elemento di collegamento tra i due volumi simmetrici che si sviluppano a destra e a sinistra della stessa aventi una forma che si estende fino a formare quasi un semicerchio concavo in verticale.

Il tema dominante dell’istituto è la struttura complessa, lasciata in evidenza nella sua imponenza nonostante la povertà di materiali utilizzati. Scriveva Castiglioni: «Questo edificio ha introdotto nell’edilizia scolastica – forse per la prima volta in Italia – l’identificazione dell’architettura con la struttura, in questo caso molto complessa nel sistema delle volte». Realizzato in un periodo economicamente difficile, la scelta di utilizzare il calcestruzzo a vista, che conferisce all’edificio un aspetto crudo e grezzo, era dettata, oltre che da volontà stilistiche, anche da esigenze economiche, legate anche allo sviluppo tecnologico delle imprese disponibili. Di conseguenza, qualsiasi tipo di decorazione o rifinitura sarebbe risultata incoerente rispetto a questa scelta. La struttura in cemento armato a vista è interamente gettata in opera seguendo una ripartizione modulare consistente nella combinazione di telai e volte sottili.

Questo tipo di architetture rientrano nel concetto di brutalismo, corrente architettonica che si sviluppa nel secondo dopoguerra nell’ambito della contestazione dei principi e degli stilemi fino ad allora dominanti nel Movimento Moderno muove i suoi primi passi in Inghilterra. Gli edifici sono messi a nudo nell’oggettività dei loro materiali, calcestruzzo, vetro, mattone, acciaio sono assemblati senza mediazioni formali, gli impianti lasciati a vista: “Il brutalismo tenta di affrontare la società di produzione in massa traendo una sorta di ‘rozza poesia’ dalle forze potenti e confuse che sono in gioco. (…) la sua essenza è etica.” (Smithson, 1956). Col procedere della storia e con l’estendersi del concetto ad una scala globale, alla parola brutalismo viene sempre più associata una valenza puramente estetica, caratterizzata dall’impiego massivo del cemento armato a vista (béton brut) in una chiave di imponenza, solidi volumi tettonici spesso tendenti alla monumentalità scultorea.

Gli edifici hanno una sezione a T rovesciata, le ali laterali presentano una falda curva per essere unite al corpo centrale, i corpi laterali sono tagliati longitudinalmente da una fessura di luce.

Enrico Castiglioni prediligendo, nella sua attività, l’utilizzo del calcestruzzo armato ne diventa talmente padrone da riuscire a modellarlo ottenendo degli spazi originali ed illuminazioni naturali di grande effetto. Gli infissi in ferro si adattano esattamente alla forma della struttura, curvandosi anch’essi plasticamente.

Elemento caratteristico della pensilina di ingresso sono i pilastri ad albero la cui sezione dal basso verso l’alto inizia con una dimensione che rastrema verso la metà del pilastro per poi riallargarsi. Nel punto di contatto con la pensilina si rileva una seconda rastraemazione della sezione, questa volta molto più incisiva quasi fosse la punta di una matita.

Foto di Luigi Di Bella
Testo di Alessandra Giancarlo