Luogo: Montegabbione (TR)
Autore: Tomaso Buzzi
Cronologia: 1958 | 1978
Itinerario: La casa in Italia tra costruzione e sperimentazione
Uso: abitazione unifamiliare e parco
Tra le morbide colline dell’Umbria si cela un tesoro architettonico di rara bellezza e originalità, si tratta della Scarzuola. Testamento architettonico e summa dell’estro visionario di Tomaso Buzzi.
Tomaso Buzzi personaggio eclettico e molto colto, si distinse come uno dei principali designer del novecento italiano. Egli fu architetto di ville e giardini, arredatore, restauratore e inventore, professore della cattedra di Disegno dal vero e arredamento al Politecnico di Milano e membro fondatore del Club degli Urbanisti.
Molto vicino al gruppo del “Novecento milanese”, di cui facevano parte alcuni progettisti, tra gli altri: Gio Ponti, Emilio Lancia, Giovanni Muzio, Giuseppe De Finetti. Istaurò un’intesa particolare con Gio Ponti. La condivisione di visioni nel campo del design, dell’architettura e dell’urbanistica, tra i due, si espresse al meglio nella collaborazione alla redazione di alcuni articoli per la rivista “Domus”, fondata dallo stesso Ponti nel 1928.
Nell’arco della sua vita, Buzzi ebbe relazioni molto strette sia con gli ambienti dell’alta società sia con i grandi teorici dell’architettura e progettisti dell’epoca. Meglio di chiunque altro seppe interpretare le esigenze della committenza altolocata. Importanti furono le commesse per le famiglie come: i Volpi, gli Agnelli, i Cini, i Contini Bonacossi, solo per citarne alcuni, per i quali progettò ville e arredi.
A partire dagli anni 40’ del 900 però, la perdita d’interesse alle tematiche moderne determinò la fine dei rapporti con l’establishement architettonico ufficiale e agevolò la decisione di dedicarsi ad un progetto privato e complesso, la Scarzuola.
Nel 1956, Tomaso Buzzi, su segnalazione del marchese Paolo Misciattelli, acquistò una chiesa e un convento del ‘200, in provincia di Terni. ll Convento francescano della Scarzuola fu fondato da San Francesco d’Assisi nel 1218. Si narra che il santo, utilizzò una pianta palustre, la scarza, per costruire una capanna. Nello stesso luogo fu edificata la chiesa “Sancte Marie loci fratrum minorum de Scarciola”.
Buzzi, nel corso degli anni ’60, adattò alle sue esigenze la chiesa e il convento e, nella distesa erbosa che si apre nella vallata, iniziò la progettazione della sua città ideale, la “città Buzziana” in cui visse, gli ultimi venticinque anni della sua vita, fino al 1981, lasciando l’opera incompiuta.
Dal 1958 fino al 1978, Buzzi progettò ed iniziò l’edificazione della Scarzuola, un complesso unico nel suo genere per cui non è facile una singola e univoca lettura e interpretazione. Molti sono gli schizzi e i disegni che egli ci ha lasciato, spesso accompagnati da commenti criptici e allusivi. Si possono suppore le fonti d’ispirazione, teoriche e filosofiche, tratte da Buzzi per la progettazione della sua personale città ideale; una tra tutte può essere il romanzo allegorico Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, pubblicato da Aldo Manuzio nel 1499, in cui si descrive con un raffinato simbolismo e numerose citazioni letterari, le avventure di Polifilo in un percorso esoterico e tortuoso che lo conduce verso l’amore. Non si possono però escludere anche i richiami molto forti che la Scarzuola ha nei confronti della tradizione progettuale dei giardini rinascimentali, ad esempio, verso il Sacro Bosco di Bomarzo o ai giardini di Villa Lante a Bagnaia, come alle rovine delle antiche ville romane.
La Scarzuola, complesso in pietra di tufo, si sviluppa in un unico compatto blocco a base speculare che presenta da un lato una grande fontana esagonale dall’altro un ampio teatro ellittico a gradoni. Nella parte superiore, il centro è occupato da un palcoscenico pavimentato bianco a linee geometriche nere, mentre su entrambi i lati del corpo di fabbrica si affastellano in modo caotico e disomogeneo edifici ecclettici, ricostruzione di monumenti reali, sculture di archetipi, elementi allegorici e simboli esoterici e massonici. Il complesso è così costituito da un insieme di 7 teatri e, nel punto più alto, un’Acropoli.
Il percorso evocativo per cogliere ogni aspetto della Scarzuola ha uno sviluppo circolare e assomiglia ad un viaggio iniziatico, come fosse un processo alchemico. Esso comincia nella parte esterna nella struttura seguendo l’andamento discendente della collinare per poi risalire ed entrare nel cuore del complesso.
Lungo il sentiero si incontrano diversi elementi scultoree ed architettonici come; la Grande Madre, anche detta Iside Dea madre luciferina, cioè portatrice di luce. Il voluminoso mezzo busto femminile emerge dalle mura la Scarzuola.