Luogo: Riesi (CL), via Monte degli Ulivi
Autore: Leonardo Ricci
Cronologia: 1963 | 1966
Itinerari: Architetture per la collettività
Uso: centro ecumenico (comunità valdese)
Il progetto per l’insediamento del Centro Ecumenico valdese “Servizio Cristiano” a Riesi, in località Monte degli Ulivi, viene affidato negli anni sessanta all’architetto Leonardo Ricci. Lo stesso autore aveva già disegnato, per la comunità valdese, il progetto del Centro Ecumenico “Agape”, realizzato negli anni cinquanta in Piemonte; anche in quel caso, come a Riesi, il progetto era stato redatto seguendo le indicazioni teoriche e spirituali di Tullio Vinay, allora Pastore valdese a Firenze e amico personale dell’architetto.
Il Villaggio Monte degli Ulivi prende il nome dal piccolo rilievo su cui sorge, ricco di uliveti, immerso nella campagna siciliana. Qui Ricci impiega forme plastiche e organiche, realizzate in calcestruzzo intonacato di bianco, che si contrappongono a dei basamenti squadrati in conci di pietra a vista. L’uso di superfici curvate e lisce e di ampie coperture a grandi falde o a vela risente dell’influenza del suo apprendistato presso lo studio di Giovanni Michelucci e del suo debito verso l’architettura organica e, segnatamente, verso Frank Lloyd Wright, di cui Ricci e i suoi amici e colleghi – tra cui Leonardo Savioli – scoprivano in quegli anni la forza propulsiva.
Lavorando a stretto contatto con Vinay, l’architetto trova modo di sviluppare una sua visione comunitaria, filtrata attraverso un punto di vista fondamentalmente laico. In Sicilia, in un territorio allora molto difficile, egli realizza un insieme di spazi molto più articolati rispetto a quelli già progettati per la comunità piemontese. A Riesi, Ricci immagina un villaggio vero e proprio, in cui si possano svolgere diverse attività: da quelle produttive a quelle culturali, a una foresteria residenziale. Vi troviamo anche laboratori per l’apprendimento di mestieri operai e artigiani, e scuole paritarie cui si accede dietro pagamento di una retta variabile a seconda delle fasce di reddito, per permettere la frequenza anche ai bimbi provenienti da famiglie non abbienti.
Il valore dell’architettura del villaggio risiede nel rapporto che l’opera instaura con il luogo, con la sua conformazione morfologica e persino con gli ulivi preesistenti, che Ricci riesce a conservare. Al contrario i manufatti risentono della scarsità dei mezzi realizzativi: materiali edilizi sono poveri e messi in opera con scarsa perizia; ciò nonostante, la scarna definizione del dettaglio non indebolisce la grande forza spaziale dell’insieme.
Ricci definisce spazi per la condivisione e la comunità, dove a prevalere sono i valori della collaborazione, della solidarietà e dell’amicizia. Come egli stesso ha affermato “…non ho mai creduto alle cose preordinate a schemi rigidi e fissi. Portano al Super-Uomo. Credo invece ai semi. Il seme è gettato. Nascerà? Non domandarlo. Ara e semina e cura la terra che l’ha ricoperto anche se i frutti non sarai tu a coglierli”. Un’affermazione, quest’ultima, che ben si riferisce alla sua architettura di Riesi.
Per parte della moderna critica architettonica, Ricci rappresenta uno degli esponenti più interessanti degli anni Sessanta e ne incarna perfettamente lo spirito del tempo. Con il suo rifiuto di un’estetica accademica del progetto e delle astratte regole di composizione, egli concretizza forme sembrano derivare dalla roccia, come ad Agape, o dal paesaggio caratterizzato dalle solfatare e dagli ulivi, come a Riesi.
Testo Donatella Scatena
Foto di Emanuele Piccardo