Moschea e Centro culturale islamico

Luogo: Roma (RM), Viale della Moschea, 79

Autore: Paolo Portoghesi, Vittorio Gigliotti, Sami Mousawi; Mario Alamanni, Massimo Bernabò, Piero Brega, A. Durbè, M. Sidawi, Giuseppe Palma, A. Pancho, D. Saccares, Stefania Tuzi (collaboratori); Aldo Spirito, Guido Guy, Emanuele Filiberto Radogna (strutture)

Cronologia: 1975 | 1995
Itinerario: Spazio sacro e memoria

Uso: Edificio di culto

La moschea di Roma, che è il più grande luogo di culto della comunità musulmana in Europa, sorge nella zona nord della città su un’area di circa 30.000 mq, situata nel punto di incontro delle due colline di Monte Antenne, nei pressi dell’Acqua Acetosa e ai piedi dei Monti Parioli, prospiciente Villa Ada. Il progetto della moschea è l’esito di un concorso internazionale indetto nel 1975 e vinto ex aequo dall’arch. Paolo Portoghesi, coadiuvato dall’ing. Vittorio Gigliotti, e dall’arch. iracheno Sami Mousawi; entrambi i vincitori del concorso  collaborarono alla progettazione dell’edificio fino al 1980, anno in cui Mousawi abbandonò il gruppo lasciando a Portoghesi la paternità dell’opera. La prima pietra fu posta nel 1984, mentre l’inaugurazione della moschea avvenne nel 1995.

Il progetto di Portoghesi si fonda sulla teoria da lui definita “dell’ascolto dei luoghi”, ossia sulla capacità di adattare l’edificio alle caratteristiche paesaggistiche del contesto romano, attraverso un linguaggio architettonico, che nel rispetto della tradizione islamica, ripropone l’uso di materiali locali, quali il travertino, il peperino o il mattone a vista. Una delle caratteristiche peculiari della cultura architettonica islamica, in effetti, è sempre stata la capacità di produrre linguaggi molto diversi tra loro, adattando i propri edifici alle tradizioni locali, nel rispetto dei luoghi, dei materiali e delle preesistenze.

Sul totale di trentamila metri quadri del terreno messo a disposizione dal Comune di Roma, il complesso di edifici del Centro Culturale Islamico occupa settemila metri quadri: al centro la moschea, con la cupola centrale e le sedici cupole minori tutte ricoperte con lastre di piombo, mentre due percorsi porticati conducono all’ingresso dell’edificio; accanto il minareto, elemento iconico degli edifici religiosi islamici, unico esempio privo degli altoparlanti di norma utilizzati per invitare i fedeli alla preghiera.

 

Partendo dalle forme dei luoghi di culto musulmani, Portoghesi operò una rivisitazione secondo la secolare tradizione architettonica italiana. Come da lui stesso ricordato, alla base del suo progetto c’è l’architettura barocca di Borromini e Guarino Guarini, ma anche alcune soluzioni mutuate da modelli di moschee, come il tema della “foresta”, rappresentata dai pilastri a forma di palma, l’albero sacro dei musulmani, che si richiama alla tradizione del Magreb e della grande moschea di Cordova in Spagna.

La struttura iconica di questi pilastri ha permesso a Portoghesi di definire una continuità tra interno ed esterno, in quanto la parte di “foresta” presente nelle zone porticate si raccorda con l’alberatura naturale del paesaggio circostante, contribuendo a definire un perfetto inserimento del complesso nel contesto dei luoghi.

 

 

 

Alla moschea è collegato il Centro Culturale Islamico, collocato lungo le due ali porticate prospicienti la Sala di preghiera. Il Centro comprende, oltre a una serie di uffici, un centro di documentazione, una piccola sala di preghiera, un’importante biblioteca e una sala congressi. Tra le due ali porticate, leggermente divergenti, una serie di spazi scoperti fungono da luogo di raccolta e di preparazione per i fedeli prima dell’ingresso in moschea.

 

La grande Sala di preghiera richiama alla mente “la foresta” con i suoi 32 pilastri polistili, i capitelli e le nervature che con il loro gioco di intrecci formano una interessante alternanza di pieni e di vuoti, attraverso la quale filtra la luce proveniente dalle coppie di bucature presenti nelle gradonate della cupola centrale e in quelle laterali. Alla luce proveniente dall’alto, si somma quella proveniente dal basso, attraverso le vetrate dai colori tenui, presenti nei muri perimetrali, formando una sequenza di chiaroscuri, tipica della tradizione islamica, finalizzata a creare il clima meditativo. Pertanto, “Allah è luce” è il tema coranico che caratterizzata la sala, anche nel suo apparato decorativo, costituito da ceramiche invetriate dai colori delicati, mentre il cerchio e il quadrato sono gli elementi simbolici che Portoghesi utilizza per creare rispettivamente le cupole gradonate, tipiche dell’architettura islamica, e la pianta della Sala di preghiera destinata agli uomini.

Foto di Flavia Rossi
Testo di Maurizio Pece