Complesso museale Santa Maria della Scala, Museo archeologico

Luogo: Siena, Piazza del Duomo

Autore: Guido Canali, Mimma Caldarola; Claudio Bernardi, Francesco Castagna, Roberta Ottolenghi (collaboratori)

Cronologia: 1998 | 2000
Itinerario: Costruire sul costruito

Uso: Museo e spazio espositivo

Il complesso di Santa Maria della Scala è una fabbrica di ingenti dimensioni che si caratterizza per la sua composizione costituita sulla stratificazione di elementi architettonici di epoche diverse. Il lavoro del suo recupero e restauro è stato eseguito su progetto di Guido Canali e Mimma Caldarola. Le diverse fasi d’intervento hanno interessato varie parti del complesso: si è iniziato dal restauro della Chiesa della Santissima Annunziata, per passare alla realizzazione del Museo Archeologico e della Biblioteca e Fototeca Briganti, fino alla sistemazione della “Strada Interna” e al recupero del “Modulo Marcacci”, destinato ad ospitare mostre temporanee e convegni.  

Nel 1992 è stato indetto un concorso internazionale per trasferire la sede del Museo Archeologico di Siena nelle cantine del complesso di Santa Maria della Scala, il quale, fino agli anni 90’ del 900 era stato adibito ad ospedale. Il restauro è stato avviato nel 1998, rimuovendo le ostruzioni novecentesche. Gli spazi sotterranei sono stati recuperati a partire dal 1999, riportando alla luce ambienti a volta risalenti al XVIII – XIV sec., a cui si accede tramite una fitta rete di cunicoli scavati nel tufo. 

I progettisti nel recupero e nell’allestimento museografico degli ambienti hanno risposto a due esigenze: da un lato; la valorizzazione della collezione archeologica, costituita soprattutto da corredi funerari etruschi, in un contesto ipogeo affine e dall’altro, dall’altro; la volontà di rendere visibile la storia dell’edificio stesso, ricostruendo la leggibilità degli spazi, attraverso un percorso percettivo e visuale. Ogni intervento è stato pensato reversibili e votato al rispetto dell’integrità dell’edificio senza tralasciare la necessità di standard museali moderni 

Per prima cosa si procedette alla pulitura e allo sgombero dei cunicoli e degli ambienti, realizzati in epoche diverse e usati per scopi diversi a seconda delle esigenze. Essi sono stati: depositi, cisterne, spazi di culto, discariche o luoghi di sepoltura. I cunicoli accuratamente restaurati, dopo un’attenta lettura archeologica sono riorganizzati in sequenza. I progettisti Canali e Caldarola hanno concepito un tracciato unificante capace di mettere in comunicazione i singoli vani, condizione essenziale per un percorso espositivo a senso unico. 

Il percorso museale così concepito si snoda attraverso una sequenza variabile di ambienti. Pozzi, antiche cisterne, canalette, silos ipogei, si aprono lungo il percorso di visita. Si possono ammirare i mattoni a spina di pesce risalenti al trecento ed i pavimenti medievali a pietra e mattoni riscoperti durante il restauro. Restano i segni delle putrelle infisse a parete, tracce di tramezzature rimosse. Tracce del passato incontrano il presente.

L’allestimento museale si adatta alle caratteristiche degli ambienti così riscoperti. Le urne funerarie sono disposte a gradoni ad evocare l’accumulo delle tombe. Singole vetrine proteggono i reperti più fragile.

Gli elementi allestitivi moderni e atemporali; sono minimi, reversibili e a volte mimetici. Le teche in cristallo, i piedistalli, le luci artificiali sono riconoscibili ma integrati perfettamente al contesto. I supporti delle opere, come i piedistalli e i basamenti sono in legno a pannelli fenolici per non incurvarsi con l’umidità. Le vetrine sono in cristallo inclinato ad evitare riflessi, sostenute da sottili profilati metallici.

In alcuni punti i pavimenti sono concepiti come passerelle lignee, sospese e distanziate leggermente dalle pareti. Hanno l’aspetto di tavole di cantiere di uno scavo archeologico usate per evitare di danneggiare i reperti. Questa sorta di pavimento galleggiante, ha anche una funzione specifica; occultare una folta rete di canalizzazioni. In altri punti, il pavimento è sostituito da spesse lastre di vetro che garantiscono la percezione degli strati di scavo dell’area. Ogni traccia circa l’uso delle antiche cantine e della vita che si svolgeva è stata conservata. 

Foto di Flavia Rossi
Testo di Marta Leteo