Luogo: Catanzaro, Via Eugenio de Riso, 2
Autore: Saul Greco
Cronologia: 1955 | 1957
Itinerario: Nuove architetture per la nuova società
Uso: edificio per pubblici servizi
L’edificio, progettato dall’architetto Saul Greco tra il 1955 e il 1957, si inserisce nel contesto urbano di Catanzaro in un’area oggi centrale, all’epoca in fase di edificazione e crescita post bellica, avvenuta in un primo momento senza l’ausilio di strumenti urbanistici. L’edificio sorge di fronte alla storica villa Pepe su un piccolo lotto di forma irregolare e allungata, stretto tra due strade con andamento curvilineo e con un dislivello di circa un piano tra l’una e l’altra. La scelta progettuale è quella di collocare l’edificio lungo la strada più importante, via Luigi Pascali, assecondandone il profilo con delle pieghe sul volume.
Il volume, articolato su 4-5 livelli, è un blocco compatto reso leggero e morbido dalle pieghe sul lato strada e sul lato di testata all’innesto tra le due vie. L’ingresso è enfatizzato dalla presenza di una trave sagomata a sbalzo, che diventa una pensilina accogliente per gli utenti. Il tetto a due falde appare come una lastra sagomata, in quanto la copertura presenta un punto di flesso su ciascuna falda. L’edificio è realizzato con struttura in cemento armato e rivestimento in travertino con pezzatura piccola che definisce una texture delicata sui prospetti.
Il disegno della facciata è molto accurato con bucature profonde, con forme e dimensioni diverse in funzione della destinazione d’uso dell’ambiente corrispondente. Ad esempio le asole strette orizzontali si trovano davanti ai corpi scala. In corrispondenza di ciascuna bucatura il rivestimento in travertino viene interrotto e la struttura delle travi in cemento armato viene esibita, quasi a formare una piattabanda. All’ultimo piano i pilastri fuoriescono dal paramento murario divenendo simili a delle paraste, sagomate con delle piegature, coerenti con il linguaggio di tutta la facciata.
L’altra testata dell’edificio si affaccia su un piccolo giardino con un’uscita secondaria, segnata da una pensilina a sbalzo con una sagomatura analoga, ma ad una scala minore, a quella dell’accesso principale posto sul lato opposto. Tutti gli elementi architettonici della composizione si comportano come delle superfici piegate.
All’altra estremità del piccolo giardino si trova una piccola cappella, sorta sul sedime di una chiesetta precedente, in memoria dei caduti durante la costruzione delle strade. La cappella è coerente nei materiali e nell’articolazione volumetrica con l’edifico principale. All’interno di quattro piedritti in cemento, esibiti al di fuori delle murature è dislocato un volume apparentemente cubico rivestito in travertino. Le facce del piccolo volume hanno in realtà una geometria articolata e si piegano in diversi punti, formando un volume plastico, sormontato da una copertura piramidale.