Municipio di Sesto San Giovanni

Luogo: Sesto San Giovanni (MI), Piazza della Resistenza, 5

Autore: Piero Bottoni, Antonio Didoni (collaboratore); Anna Praxmayer (sculture)

Cronologia: 1960 | 1971

Uso: Municipio

Itinerario: Nuove architetture per la nuova società

Piazza della resistenza a Sento San Giovanni è un luogo carico di significato, non soltanto perché rappresentativo della città, ma anche come simbolo per il ricordo della Resistenza è sintesi della poliedricità di Piero Bottoni che è stato autore: del piano urbanistico, della sistemazione generale della piazza, dell’edificio comunale realizzato in due fasi e infine del monumento alla Resistenza.

Il palazzo del Municipio consta di due edifici distinti: il blocco rappresentativo realizzato per primo, edificio più basso caratterizzato dal rivestimento in ceramica policroma e il palazzo degli uffici amministrativi molto più alto in cima al quale trova posto la scritta in maiolica colorata “il Comune”. Il blocco rappresentativo contiene le stanze del consiglio comunale e del sindaco e la sala consiliare. Il volume poligonale è sorretto da colonne in calcestruzzo scanalate che lo separano dal suolo, una grande finestratura sviluppata orizzontalmente identifica la sala della giunta, la stanza del sindaco e del segretario, la grande finestratura rettangolare decentrata, identifica lo spazio della sala consiliare. Una fascia di vetro inclinata verso l’esterno separa la copertura a falde dal resto del volume, enfatizzando ulteriormente la presenza materica e cromatica dell’edificio.

La superficie esterna del blocco rappresentativo è rivestita con piastrelle di ceramica di diversi coloro, attraverso le quali è ottenuta una sfumatura da toni molto scuri al rosso acceso al giallo, definita “una delle massime realizzazioni degli studi denominati dallo stesso architetto Cromatismi Architettonici”(A. Tacchi 2018). Il monumento alla Resistenza rappresenta un elemento fondamentale per la lettura del complesso. A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta l’architetto prende parte alla progettazione di diversi monumenti alla resistenza, a Sesto San Giovanni si avvale della collaborazione di una giovane scultrice polacca Anna Praxmayer, la cui produzione è caratterizzata da bassorilievi e medaglie in bronzo. Il monumento è costituito da un muro in cemento che sbuca dal terreno e cresce progressivamente fino a raggiungere l’altezza di oltre quattro metri. Sulle due facce del muro sono raffigurati i diversi episodi della resistenza fino alla liberazione, rappresentata dal punto più alto dove trova posto una figura di donna dalle cui mani spiccano il volo delle colombe in bronzo, rivolte verso il Palazzo Municipale.

Sulla piazza alla destra del palazzo comunale si trova una panca circolare rivestita con le stesse maioliche che rivestono la facciata. Il sedile copre la struttura del lucernario che consente di illuminare la grande rimessa autovetture disposta al di sotto della piazza e del palazzo. Le colonne che sorreggono il volume dell’edificio formano un portico fruibile liberamente da tutti i passanti.

La sala della giunta collocata al primo piano dell’edificio così come le Limitrofe stanze del Sindaco e del Segretario presenta un solaio in calcestruzzo con il reticolato di travi lasciato in vista a formare dei lacunari che ospitano i corpi illuminanti. L’imponente intreccio di travi sostenuto da colonne sostiene la grande la grande sala consiliare disposta al piano superiore.

La sala consiliare è un ambiente estremamente interessante sia per le soluzioni tecnologiche utilizzate per la realizzazione sia per la versatilità degli spazi. L’ambiente principale ha la forma di un ottagono del quale sei lati sono ben visibili in corrispondenza del prospetto principale e dei due prospetti laterali i restanti  sono inglobati da un volume della medesima altezza che si estende longitudinalmente attraverso due pareti laterali svasate e molto allungate chiuse da una parete estroflessa. La grande sala è progettata per assolvere diverse funzioni oltre ad accogliere il Consiglio Comunale è predisposta per attività di tipo comunitario come congressi, conferenze, spettacoli teatrali o proiezioni, la versatilità della sala è ottenuta grazie la possibilità si smontare e movimentare facilmente gli stalli e grazie alla presenza di una tribuna su due livelli.

Sotto i due ordini di tribune sono realizzate delle pareti mobili in legno, richiudibili a scomparsa. Tale accorgimento rende lo spazio ancora più flessibile, offrendo la possibilità di aumentarne la capienza espandendo la superficie disponibile per l’allocazione di posti a sedere in vista dei diversi usi dell’edificio.

Gli ambienti ricavati al quarto e ultimo livello presentano delle caratteristiche uniche, questi infatti dispongono di una parete quasi totalmente vetrata, motivo per il quale vennero originariamente destinate a sala conferenze convertibile in spazio espositivo. La possibilità di accedere a questo livello dell’edificio consente di apprezzare la soluzione costruttiva utilizzata dall’architetto per ottenere l’interessante effetto di smaterializzazione del volume. La sagoma del pieno costruito si conclude con una superficie inclinata verso l’interno alla quale si aggancia una fascia vetrata  sulla quale si poggia la copertura a falde dotata di un sottile cornicione in forte aggetto

L’attenzione per i dettagli che caratterizza tutta la produzione di Piero Bottoni è ben visibile anche nelle parti più nascoste dell’edificio. Il basamento trattato con un intonaco rustico rosato, inciso a simulare un rivestimento di pietra, è dotato di piccole finestre di forma poligonale, alcune delle incisioni praticate sull’intonaco generano, attraverso la loro prosecuzione, le piombature dell’infisso, quest’ultimo presenta delle inusuali partiture dalla geometria apparentemente casuale che consentono di alternare elementi fissi ad ante apribili.

Il palazzo degli uffici amministrativi realizzato con un secondo lotto di lavori è composto da dodici livelli sovrapposti, l’edificio presenta una pianta rettangolare molto allungata, i prospetti laterali sono realizzati con pannelli prefabbricati disposti in posizione inclinata verso l’esterno.

Foto di Luigi Di Bella
Testo di Luciano Antonino Scuderi