“L’architecture, c’est, avec des matières brutes, établir des rapports émouvants“ (Le Corbusier, Vers une architecture, 1923)
Il Brutalismo, nato negli anni ’50, si distingue per l’uso audace del cemento a vista e per la sua estetica schietta e funzionale. Affonda le sue radici nel lavoro pionieristico di Le Corbusier che, introducendo l’uso del cemento armato come elemento estetico e strutturale nella sua Unitè d’Habitation di Marsiglia, utilizzò l’espressione “béton brut” (ossia cemento grezzo), termine poi ripreso dallo storico Reyner Banham e assurto a nome dell’intero movimento.
Negli anni ’50, l’Europa si trova in un periodo di ricostruzione postbellica, caratterizzato da profondi cambiamenti economici, sociali e culturali. L’industria e la tecnologia subiscono un forte impulso, permettendo un uso innovativo dei materiali per estendere le città, migliorare le condizioni abitative e offrire servizi e infrastrutture. Soddisfare i bisogni primari dell’uomo diventa lo scopo della ricostruzione.
La monumentalità del Brutalismo è una conseguenza della tecnica costruttiva: il cemento colato in casseri permette di innalzare pareti verticali e superfici calpestabili di ampie dimensioni. L’estetica del calcestruzzo diventa totalizzante perché il materiale è versatile e si presta a essere declinato in qualunque forma.
La sua vocazione è quella di plasmare un unico linguaggio architettonico con diverse declinazioni sociali e politiche.
In Italia, il Brutalismo ha trovato espressione in numerosi edifici, che spaziano dalle strutture istituzionali agli edifici religiosi, fino a quelli residenziali e scolastici.
Uno degli esempi più celebri è la Torre Velasca di Milano, progettata dallo studio BBPR e costruita tra il 1955 e il 1957, caratterizzata dalla struttura in cemento armato e la facciata realizzata in intonaco a base di graniglia di cotto e pietrame.
Altrettanto celebre è l’Istituto Marchiondi Spagliardi di Vittoriano Viganò a Milano, costruito nel 1957. Questo complesso, considerato un capolavoro dell’architettura brutalista a livello internazionale, è composto da quattro nuclei edilizi principali immersi in un parco. La struttura in cemento a vista e la rigorosa scansione modulare enfatizzano la funzionalità e l’estetica del progetto.
Un altro edificio emblematico è il Tempio mariano di Monte Grisa a Trieste, progettato da Antonio Guacci nel 1965. Caratterizzato dalle travi reticolari in cemento armato che danno vita ad una ritmica ripetizione di elementi triangolari tutti identici il santuario offre una vista spettacolare della città e si distingue per la sua imponente struttura in cemento armato a vista.
Enrico Castiglioni e Carlo Fontana realizzano nel 1965 l’Istituto statale di istruzione superiore Cipriano Facchinetti a Castellanza (VA), che introduce, anche nell’edilizia scolastica, l’identificazione dell’architettura con la struttura.
Questi sono solo alcuni esempi delle numerose opere brutaliste che arricchiscono il panorama architettonico italiano. Ogni edificio racconta una storia unica e offre una prospettiva affascinante su come l’architettura possa influenzare e riflettere la cultura e la società.
- Istituto Marchiondi Spagliardi, Vittoriano Viganò, Silvano Zorzi, Milano, 1953-1957
- Torre Velasca, Studio BBPR, Milano, 1955-1957
- Palazzina in Piazzale Clodio, Luigi Pellegrin, Roma, 1955-58
- Santuario Madonna delle Lacrime, Michel Andrault e Pierre Parat, Siracusa, 1957-95
- Tempio mariano di Monte Grisa, Antonio Guacci, Contovello (TS), 1959-1966
- Ambasciata della Gran Bretagna, Basil Spence, Roma, 1961-71
- Istituto Tecnico Industriale Cipriano Facchinetti, Enrico Castiglioni, Castellanza (VA), 1962-65
- Quartiere di Sorgane, Giovanni Michelucci, Leonardo Ricci, Leonardo Savioli, Firenze, 1957-80
- Negozio Gavina, Carlo Scarpa, Bologna, 1960-63
- Edificio per esposizione mobili, Giuseppe Gambirasio, Giorgio Zenoni e Baran Ciagà, Bergamo, 1967-70
- Uffici giudiziari, Alfredo Lambertucci, Marone Marcelletti, Macerata, 1967-73
- Ponte sul fiume Basento, Sergio Musmeci, Potenza, 1967-75
- Villino in via dei Colli della Farnesina 144, Francesco Berarducci, 1968-69
- Casa sperimentale detta “Casa Albero”, Giuseppe Perigini, Uga de Plaisant, Fiumicino (RM), 1968-71
- Casa del portuale, Aldo Loris Rossi, Napoli, 1969-81
- Fiera District, Kenzo Tange, Bologna, 1972-94
- Villa Ronconi, Saverio Busiri Vici, Roma, 1973
- Edificio per abitazioni in viale Vittorio Emanuele II, n. 24, Sergio Crotti, Bergamo, 1974
- Palazzo di giustizia, Leonardo Ricci, Savona, 1981-87
- Piano di ricostruzione, Aldo Loris Rossi, Bisaccia (AV), 1981-1990
- Ampliamento Cimitero Comunale, Jesi (AN), Leonardo Ricci, 1984-2001