Padiglione dell’Artigianato Eugenio Tavolara

LuogoSassari, Viale Pasquale Stanislao Mancini, 19

AutoreUbaldo Badas; Eugenio Tavolara (artista)

Cronologia: 1951 | 1956

Uso: padiglione espositivo

Itinerario: Nuove architetture per la nuova società

Il Padiglione dell’Artigianato Eugenio Tavolara, situato nel cuore di Sassari all’interno dei giardini pubblici vicino all’emiciclo Garibaldi, è un’opera architettonica di grande valore, sia per il suo design innovativo che per la sua funzione culturale e sociale. Progettato nel 1951 dall’architetto Ubaldo Badas, in collaborazione con l’artista Eugenio Tavolara, l’edificio nasce per ospitare la Mostra Permanente dell’Artigianato di Sassari su iniziativa dell’Assessorato regionale del Lavoro e dell’Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigianale.

Il Padiglione è composto da due volumi principali collegati da uno spazio intermedio: a sud-est la sala mostre, circondata da una vasca d’acqua, e a nord-ovest il corpo destinato alla sala esposizioni temporanee e alle botteghe.

Un elemento distintivo dell’architettura è la rampa coperta che, sospesa sopra una vasca, guida i visitatori verso l’ingresso accogliendoli in un ambiente suggestivo. L’atrio d’ingresso, con il suo salone d’onore contiguo alla sala mostre, è uno spazio ampio e luminoso con una struttura a telaio in cemento armato che sorregge una copertura ondulata, nascosta in parte da un controsoffitto in legno di pino nella navata principale. La copertura laterale, invece, è esposta alla vista, creando un gioco di luci e ombre che arricchisce la percezione del visitatore.

La sala mostre ricorda per come è realizzata una pianta di tipo basilicale a tre navate, separate da file di pilastri sagomati in calcestruzzo e rivestiti in lastre di marmo. L’elemento caratterizzante di questa sala è la grande vetrata a tutta altezza sul fronte nord, che si affaccia sulla vasca d’acqua e sul verde circostante, creando una continuità visiva tra l’interno e l’esterno. La luce naturale, filtrata attraverso i vetri inclinati sostenuti da montanti tubolari di acciaio, inonda lo spazio, donando un’atmosfera tranquilla e suggestiva.

L’obiettivo era creare un’opera sinergica, dove l’architettura, l’arte e l’artigianato si fondessero in un insieme armonioso, come in una “opera d’arte totale”, secondo l’interpretazione che Badas e Tavolara avevano dell’artigianato come una forma di produzione che non solo soddisfa bisogni pratici, ma è anche improntata dalla personalità dell’artigiano e dall’ingegno artistico.

La copertura della sala delle botteghe è adibita su tre lati a terrazza praticabile, coperta da pensilina aggettante in cemento armato con struttura a vista, che nel lato a nord-ovest ha un profilo slanciato e assottigliato verso l’estremità rimanendo all’interno della sagoma dell’edificio, mentre lungo i lati a nordest e sudovest è prolungata fino al filo delle facciate attraverso graticci in metallo.

Il corpo, che ha accesso dal piazzale su via Tavolara, è costituito da quattro bracci disposti intorno ad un cortile, tre costituiscono il ‘salone delle botteghe’ (il nome si deve all’idea iniziale, mai realizzata, di ospitarvi dieci botteghe artigiane); il quarto è la cosiddetta ‘galleria’. Dalla galleria, grazie al piano pavimentale inclinato, è possibile raggiungere il piano seminterrato sviluppato sotto la sala mostre, dove si trovava un’altra sala di esposizione contornata da ambienti di servizio e magazzini. A questo piano seminterrato si può accedere direttamente dall’esterno dal fianco verso viale Mancini. Tra la galleria e il cortile vi è il corpo a doppia altezza che contiene le scale di collegamento del piano terra con la sala mostre e con la terrazza praticabile.

Il padiglione ha una struttura portante di cemento armato poggiata su plinti e su travi continue, i pavimenti degli spazi interni sono in lastre di marmo e in vari tipi di bullettonato; quelli esterni in acciottolato e in getto di cemento. Le pareti interne ed esterne sono intonacate e rivestite con tesserine di ceramica smaltata, lastre di marmo, listelli di spacco di marmo o di ceramica smaltata a creare motivi colorati che contribuiscono a dare un forte senso di legame tra i vari spazi.

Il corpo della sala esposizioni temporanee e delle botteghe si distingue per l’uso di materiali e tecniche moderne. La facciata su via Tavolara è caratterizzata da una serie di vetrate che richiamano lo stile della sala espositiva, mentre la facciata su via Mancini è cieca, rivestita con listelli smaltati di colore verde, conferendo all’edificio un aspetto di forte modernità.

Foto di Paolo Lindozzi
Testo di Alessandra Giancarlo