Scuole Medie

LuogoCourmayeur (AO), Viale Monte Bianco, 40

Autore: Studio CCDN (Riccardo Coquillard, Franco Cometto, Gian Battista Debernardi, Giuseppe Nebbia) Umberto Capra, Giulio Vallacqua

Cronologia: 1972 | 1974

Itinerario: Progettare il mutamento

Uso: edificio scolastico

L’edificio è pensato come una serie di volumi disposti a gradoni al fine di adattarsi all’inclinazione del pendio su cui si colloca. Si caratterizza principalmente per l’uso delle travi in cemento armato a vista disegnate come imponenti mensole a sostegno delle altrettanto imponenti piastre di copertura. Ciò che colpisce immediatamente l’osservatore è l’imponenza dei solai di copertura aggettanti e sfalsati tra di loro, soluzione adottata in molte delle architetture dello studio CCDN, che consente di avere un’illuminazione naturale sia laterale sia zenitale delle aule .

L’ingresso alla scuola posto in posizione molto arretrata rispetto al filo esterno della facciata contribuisce ad accentua la sensazione di monoliticità della copertura.

Le grandi vetrate continue poste sui fronti sud ed ovest creano una sospensione al di sotto delle mensole in cemento armato, accentuando il senso di orizzontalità della composizione.

Anche l’interno è caratterizzato dalla presenza della struttura lasciata a vista, in particolare nella palestra lo spazio è scandito da telai in cemento armato a vista e travi secondarie di collegamento.

Il vano ascensore e il corpo scala completamente gettati in opera contribuiscono ad accentuare l’intenzione del periodo di evidenziare la struttura portante degli edifici. Il vano ascensore viene alleggerito nella sua plasticità attraverso l’uso del vetrocemento.

Il volume che ospita le aule per le attività speciali fuoriesce dal profilo dell’edificio e si caratterizza per la forte inclinazione delle pareti laterali accentuando ancora di più l’effetto di vertigine dell’aggetto. Su questo blocco è presente una sorta di reticolato ligneo, anch’esso inclinato, che ricorda i graticci presenti sui fronti degli edifici della tradizione rurale.

 

Foto di Allegra Martin
Testo di Alessandra Giancarlo