Slittovia al Lago Nero

Luogo: Sauze d’Oulx (TO), località Lago Nero

Autore: Carlo Mollino; Giovanni Brino, Giorgio Ranieri (restauro) 

Cronologia: 1946 | 1947 (progetto originario); 1999 | 2005 (restauro)

Itinerari: L’Italia va in vacanza

UsoStazione sciistica

Immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il turismo sciistico conobbe in Italia uno sviluppo enorme. Gli insediamenti del Sestriere, realizzati tra il 1931 e il 1932 per volontà di Giovanni Agnelli, presero a modello le architetture montane francesi realizzate negli anni Venti, sviluppando in Val di Susa un articolato sistema di stazioni sciistiche. Qui, nell’immediato dopoguerra, Carlo Mollino progetta una slittovia che accoglie gli sciatori fin quasi sulla cima del monte Triplex, a quota 2.286 metri. La costruzione è uno degli esempi più emblematici della poetica dell’eclettico e geniale architetto torinese.

Su un podio bianco in cemento armato è posato un volume interamente rivestito in assi di legno trattato, sormontato da una copertura a falde invertite, sostenuta attraverso un sistema misto di puntoni lignei e capriate in acciaio.

L’edificio offre un profilo differente a seconda del punto da cui lo si osserva: l’aspetto chiuso e protetto della vista dalla valle si apre a monte in una grande terrazza praticabile che emerge dal corpo del fabbricato, protendendosi verso le piste da sci.

La grande terrazza, detta “l’approdo bianco”, è sospesa su due imponenti piloni che la sollevano da terra. Il piano sottostante, originariamente aperto, è stato chiuso con delle vetrate mobili a seguito del recente restauro, alterandone parzialmente l’immagine iconica derivata dall’ardita concezione strutturale.

Il restauro, condotto sotto la guida di Giovanni Brino e Giorgio Ranieri tra il 1999 e il 2005, ha adeguato l’edificio agli standard previsti dalla normativa attuale consolidandone la struttura, compromessa da anni di abbandono. Ha inoltre eliminato l’apertura sul lato nord utilizzata, a partire dal 1964,  per l’impianto dello skilift, oggi in disuso.

Testo Fabio Balducci
Foto di Emanuele Piccardo