Luogo: Pollina (PA), Viale Alfredo Musotto
Autore: Antonio Foscari, Francesco Doglioni
Cronologia: 1972 | 1975
Uso: Teatro
La sistemazione della piazza di Pollina, piccola cittadina in provincia di Palermo, incastonata su un costone roccioso a 680 metri di altitudine, si inserisce in un più vasto programma di interventi intrapresi dall’amministrazione locale nei primi anni Settanta, per contrastare la crescita dei fenomeni migratori legati alla mancanza di occupazione. L’impulso economico è cercato nello sviluppo del settore turistico ricettivo, legato soprattutto al tratto costiero: si assiste dunque al potenziamento di servizi e infrastrutture nella frazione di Finale, prossima alla costa e alla realizzazione di un villaggio turistico in contrada Rais-Gerbi. Proprio alla realizzazione del villaggio si lega la presenza dell’architetto veneziano Antonio Foscari nel piccolo comune siciliano.
Il centro storico di origine medievale disposto sul crinale roccioso culmina con lo slargo dove trova posto lo spazio aperto con la vista panoramica più suggestiva di tutto il centro. Ai piedi della trecentesca torre, parte del sistema difensivo della città, sul versante sud-ovest, privo di costruzioni, si apre la vista sul paesaggio montuoso del Parco delle Madonie.
L’idea progettuale nasce dalla riflessione condotta dall’architetto Foscari con la collaborazione di Francesco Doglioni, sulle caratteristiche orografiche del sito. Lo sperone roccioso, a cui la toponomastica locale ha attribuito il nome di Pietra Rosa per il suo colore, forma una concavità naturale, rivolta verso il paesaggio. I due progettisti organizzano gli interventi realizzando gli spazi tradizionali del teatro greco: una cavea a gradonate, uno spazio pianeggiante per il coro e uno spazio per la scena con un fondale naturale.
Il dislivello del sito è assorbito dalla combinazione degli elementi progettati: la cavità irregolare porta alla realizzazione di una cavea con due distinte polarità, enfatizzate dal trattamento radiale della pavimentazione dello spazio pianeggiante, tra questi due elementi si sviluppa una lieve pendenza, che conduce al pianeggiante spazio del belvedere, caratterizzato da una pavimentazione a ricorsi paralleli.
Le gradinate della cavea si adagiano tra gli elementi rocciosi. Anche la definizione dei settori è dettata dalla preesistenza: le scale di collegamento tra i diversi livelli si adattano alla presenza di speroni affioranti dalle gradonate.
Le abitazioni già attestate sul margine più alto della formazione rocciosa seguendone l’andamento, enfatizzano la nuova configurazione dello spazio contribuendo all’integrazione con il paesaggio circostante.
L’utilizzo di elementi di piccola pezzatura ha consentito la realizzazione di una struttura che si conformasse in modo naturale alla preesistenza rocciosa. L’utilizzo della pietra locale favorisce una perfetta simbiosi tra elementi naturali e spazio progettato.