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Cronologia: 1988 | 1990
Uso: torre civica
La torre civica di Gibellina, progettata da Alessandro Mendini tra il 1988 e il 1990, fa parte del complesso sistema di opere realizzate nella Gibellina Nuova, dopo che la città storica di Gibellina era stata quasi completamente rasa al suolo nel terremoto del Belìce del 1968. L’allora sindaco Ludovico Corrao volle edificare la nuova città con i contributo degli stessi Gibellinesi e chiamando a raccolta artisti e architetti da tutto il mondo. L’iniziativa era volta a dare nuovo slancio al territorio del Belìce grazie all’arte e all’architettura contemporanee.
La torre, assieme alla più nota Chiesa Madre di Ludovico Quaroni sullo sfondo, è un importante punto di riferimento della città, un segnale urbano che si discosta dagli altri volumi dell’abitato compatti e e bassi.
La torre si trova nella piazza del Municipio dall’evocativo nome di piazza 15 gennaio, data del terribile terremoto del 1968, e vuole essere un segnale di nuova vita a contrasto delle distruzioni legate al sisma.
Si tratta di una struttura scultorea a guscio di cemento armato a forma di tronco di cono, spezzata al centro da una fessura a tutta altezza.
La struttura della torre e la stessa fessura sono attraversate da una lastra di ferro colorata a forma di nuvola, che rappresenta il sogno della nuova città. Un sogno infranto? O un sogno che resiste nonostante le difficoltà?
La torre è un simbolo per la città e un importante richiamo non solo visivo. Essa infatti è anche nota come torre dell’orologio o torre parlante, è un segnalatore acustico a diverse scale. Un articolato sistema di altoparlanti consente di avere diversi ordini di suoni alcuni dei quali udibili a 5 km di distanza, altri solo dalla piazza e altri ancora solo accostando l’orecchio al guscio. I suoni prodotti sono una rielaborazione di grida siciliane, che conferiscono alla torre un senso di appartenenza alla sua terra e ricordano alla nuova Gibellina i suoni della vecchia.