Luogo: Milano, Piazza Velasca, 5
Autore: BBPR (Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers)
Cronologia: 1950 | 1958
Itinerario: Costruire case, fare città
Uso: Residenze, terziario e servizi
Assieme al grattacielo Pirelli di Gio Ponti, la Torre Velasca dei BBPR è ancora oggi tra i simboli più noti dello skyline milanese. Rappresenta, forse più di ogni altro edificio della città, il tentativo – come teorizzato da Ernesto Nathan Rogers – di offrire una visione meno dogmatica della modernità, capace di dialogare con il contesto storico e urbano. Un omaggio a Milano e al suo carattere gotico e brutalista, ma anche una rivisitazione moderna del profilo della torre del Filarete al Castello Sforzesco.
L’edificio, configurato “a fungo”, è suddiviso in un basamento commerciale, un alto fusto che ospita uffici (dal 2° al 10° piano) e studi professionali con annessa abitazione (dall’11° al 17° livello) e un coronamento, gli ultimi sette piani, che contiene residenze, esigenti un corpo di fabbrica più profondo rispetto agli uffici.
Realizzato in un’area pesantemente bombardata nel 1943, l’intervento prevede la sistemazione dell’omonima piazza. I progettisti pensano ad una mediazione tra lo spazio aperto e l’attacco a terra della torre attraverso la costruzione di una piastra commerciale che contiene anche la lobby.
La struttura era inizialmente prevista in acciaio e vetro; nella versione definitiva del progetto si opta per contenere i costi utilizzando il cemento. I pilastri trilobati, presentati in facciata, flettono a mensola per sorreggere lo sbalzo del corpo delle abitazioni.
Ognuno dei 72 appartamenti prevede una loggia, quasi mai allineata col piano superiore e inferiore: ciò determina un’articolazione plastica di chiaroscuri che permette ai prospetti del corpo superiore di “vibrare” maggiormente rispetto al fusto, dove l’alternanza delle bucature avviene sempre sul piano di facciata.