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Villa La Saracena

Luogo: Santa Marinella (RM), Lungomare Guglielmo Marconi, 137
Autore: Luigi Moretti; Giovanni Quadarella, Giulio Belardelli (collaboratori); Silio Colombini (strutture); Claire Falkenstein, Marcello Grisotti (artisti)
Cronologia: 1954 | 1957
Itinerario: L’architettura contemporanea nel paesaggio
Uso: abitazione unifamiliare

Situata sul litorale laziale, a Santa Marinella, questa casa monofamiliare per le vacanze viene realizzata nel 1955 da Luigi Moretti, incaricato da Francesco Malgieri, giornalista del Corriere della Sera, per la figlia Luciana Pignatelli d’Aragona Cortez. Si sviluppa in un lotto caratterizzato da una forma allungata ed irregolare, compreso tra il mare e lungomare Guglielmo Marconi, ed è orientata in direzione Nord-Sud. L’ingresso è introdotto da un patio circolare cinto da muri che diventa filtro per distaccarlo dal fronte strada.

L’ingresso, o meglio “le fauci”, come lo definisce lo stesso Moretti, è un’apertura minimale nel cemento, protetto dall’ombra di una massa cilindrica che sembra essere sospesa nell’aria. Il fronte che si offre da questo lato risulta molto chiuso e massiccio.

La villa ha una notevole estensione in lunghezza data la forma del lotto in cui si inserisce. Dopo aver varcato l’ingresso attraversando la lunga galleria si giunge alla zona pranzo e alla veranda. Se la prima impressione che si ha sostando davanti all’ingresso è di chiusura, inoltrandosi dentro la villa si scopre piano piano il suo aprirsi verso il mare. Questa apertura culmina proprio nello spazio della veranda.

Il muro in cemento armato della galleria diventa la spina dorsale della casa. Attraverso questa soluzione si proietta la galleria verso l’orizzonte. Prima dell’arrivo all’esterno troviamo una sala circolare absidata, una pausa prima di godere di tutto il panorama esterno.

Ancora visibile, sulla sommità del camino progettato nei minimi dettagli, il busto del Saraceno o di ‘Santo Napoletano’, che darà poi il  nome alla Villa, come Moretti stesso scrive nelle indicazioni progettuali.

Dal vestibolo di ingresso, punto nodale della casa, si accede alle due zone notte disposte rispettivamente a destra e a sinistra della galleria, caratterizzate entrambe da una voluta chiusura verso l’esterno, rafforzata a livello di impatto visivo dal trattamento delle superfici, scabrose e spesse. I servizi vengono abilmente inseriti al di là della superficie chiusa della galleria sulla destra e posti in asse con la stessa sala.

La torre delle camere da letto realizzata come un corpo chiuso su tre lati e aperto solo verso il giardino interno è servito da una scala elicoidale, scultorea e di ampiezza variabile, illuminata da un “oculo” posto sul tetto, le pedate sono realizzate in ardesia e le alzate con mattonelle smaltate dipinte a mano.

I pavimenti di ceramica smaltata, di manifattura napoletana, sono arricchiti da piastrelle con motivo floreale decorate a mano dal pittore napoletano Grisotti. Le porte, originali, sono state progettate dallo stesso Moretti.

Lo spazio della veranda prosegue all’esterno con una pensilina a sbalzo, ricostruita recentemente durante il restauro dell’intera villa eseguito dall’architetto Paolo Verdeschi, realizzata nuovamente in ferro trattato ad effetto legno e cavi d’acciaio.

Questo elemento è pensato da Moretti come oggetto conclusivo della lunga promenade che partendo dall’ingresso conduce fino all’esterno proiettando il visitatore verso il mare.

La finitura dei paramenti murari è realizzata con una complessa tecnica di sbruffatura realizzata tramite una miscela di polvere di marmo, cemento bianco e grassello. Gli intonaci con un effetto a granulato leggero furono realizzati a mano da Giulio Belardinelli, stuccatore di fiducia e titolare della ditta che si occupava della costruzione della villa. La lavorazione a mano conferisce un movimento alla superficie che nonostante la compattezza dei fronti non appesantisce le forme.

Tutta la villa sembra essere poggiata su delle rocce che la elevano dalla quota del giardino.

Foto di Flavia Rossi
Testo di Alessandra Giancarlo