Villaggio Olimpico

Luogo: Roma, Municipio II, compreso tra via Stati Uniti, via Canada, viale De Coubertin e via degli Olimpionici

AutoriVittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco, Luigi Moretti

Cronologia: 1957 | 1960

Itinerario: Costruire case, fare città

UsoResidenze e negozi

Nato per ospitare i circa 8.000 atleti impegnati nell’Olimpiade del 1960, il Villaggio Olimpico di Roma è un complesso residenziale posto nell’ansa del Tevere tra la via Flaminia, le pendici di Villa Glori e dei Monti Parioli, riconvertito in edilizia pubblica al termine dell’evento sportivo.

L’intervento è un esempio di organicità di impianto ma anche di omogeneità formale, in coerenza con i principi dell’urbanistica del Movimento Moderno. Le diverse strutture architettoniche sono uniformate dalla scelta di alcuni elementi comuni: i pilotis, le finestre a nastro, i marcapiano in cemento, il rivestimento a cortina in laterizio giallo.

Gli ingressi sono organizzati in piccoli volumi prevalentemente vetrati, di dimensioni di poco eccedenti l’ingombro del vano scala, contenenti impianti, cassette delle lettere e spazio per biciclette e passeggini.

Nelle tipologie “a croce” il vano scala centrale distribuisce 4 alloggi per piano, proseguendo “a vista” fino al secondo piano.

I due gruppi di “crocette” alle pendici di Villa Glori furono progettate da Luigi Moretti e Adalberto Libera. Nella foto in alto una vista delle tipologie a croce disegnate da Libera, che presentano una portafinestra in testata.

Le “crocette” disegnate da Moretti si distinguono per l’uso delle finestre a nastro, per la lieve strombatura dei fronti e per la soluzione usata per l’incrocio tra i quattro bracci, completamente disarticolati tra loro, in modo da lasciar penetrare quanta più luce è possibile nei corpi scala. Un altro elemento uniformante del quartiere è la vegetazione (furono piantati 800 alberi di alto fusto) che permette la continuità dello spazio pubblico alla quota urbana. Per tale ragione gli edifici sono tutti sospesi su pilotis, a garantire la permeabilità visiva e la percorribilità fisica del piano terreno.

Un altro carattere distintivo della scrittura di Moretti si riscontra nell’accostamento di spigolo dei corpi contigui (nella foto l’edificio cosiddetto “Quadrilatero”) che sembrano quasi sfiorarsi l’uno con l’altro.

La piazza Jan Palach costituisce un’espansione ortogonale al viale della XVII Olimpiade. Questo spazio è in parte pavimentato e in parte trattato a verde, e confina con il lato est dell’invaso di piazza Grecia.

Piazza Grecia, leggermente incassata rispetto al terreno, è un profondissimo invaso definito da fronti edificati concavi continui, su cui aprono negozi; costituisce l’eccezione rispetto alla logica insediativa dell’intero quartiere, caratterizzato dalla frammentazione delle architetture e dalla continuità dello spazio aperto.

Per evitare la separazione in due parti del quartiere e realizzare al contempo un nuovo asse di scorrimento veloce tra viale Parioli e ponte Flaminio si realizzò un ponte stradale su pilastri lungo circa un chilometro su progetto di Pier Luigi Nervi (viadotto di Corso Francia).

Testo Luca Reale
Foto Alessandro Lanzetta