Luogo: Matera, Via Roma, 10
Autore: Ettore Stella
Cronologia: 1946 | 1949
Itinerari: Architetture per la collettività
Uso: teatro e cinema
Il Cinema-Teatro, dedicato all’illustre compositore materano del Settecento Egidio Romualdo Duni, viene realizzato a cavallo degli anni 1947-49. Il progetto è di Ettore Stella, un giovane ma già conosciuto architetto, anch’egli originario di Matera, che aveva studiato a Roma ed aveva lavorato a lungo nello studio Monaco-Luccichenti. Tale opera segna una decisa svolta nell’architettura materana del dopoguerra.
Gli interni del Cinema-Teatro dichiarano immediatamente la loro appartenenza al razionalismo organico nell’impiego di un’ossatura scultorea degli elementi verticali interni, la tessitura dei materiali, il tenace e articolato controllo della geometria e dei cromatismi. La lunga permanenza nello studio di Monaco e Luccichenti aveva infatti consentito all’architetto materano di conoscere il vivace ambiente romano e di fare la conoscenza con il triestino Adalberto Libera, da cui apprenderà il controllo degli spazi interni e l’impiego sapiente dei materiali, come testimoniato dai ricchi intarsi pavimentali qui presenti.
L’atrio d’ingresso è posto in relazione con l’esterno attraverso ampie vetrate, suddivise da una trama di profili lignei, che prospettano sui livelli sfalsati di via Roma e di via Lucania. Il lotto su cui sorge il cinema teatro, residuale ma centrale, permette di collegare la sala ai due fronti urbani: in questo modo Stella configura un lungo vestibolo luminoso, una sorta di galleria urbana che è al contempo anche foyer del teatro.
Al centro del foyer due rampe contrapposte si dipartono e conducono al livello superiore della galleria, la quale, con un grande sbalzo della struttura, domina la platea e si protende verso il palcoscenico. La qualità del progetto di Ettore Stella interpreta perfettamente sia le aspettative di crescita della città di Matera sia le aspirazioni dei due committenti, Carlo Conti e Domenico Latronico, che decidono di realizzare un edificio di carattere “pubblico” in un lotto originariamente destinato a edilizia residenziale.
Gli aspetti tecnologici e i materiali utilizzati sono non meno arditi della configurazione spaziale; i pilastri sono sagomati per assecondare le linee di distribuzione delle forze, e sono rifiniti in stucco a fuoco. Le rampe del foyer sono ricoperte di linoleum; i parapetti sono in cristallo e sui muri di fondo della galleria-vestibolo è impiegata la pietra locale lasciata a vista: un chiaro il riferimento alle opere di Wright e Neutra, che Stella aveva studiato e ammirato anche attraverso gli scritti di Zevi e dell’APAO.
La copertura è a campata unica ed è realizzata con lunghe travi reticolari curve in cemento armato. Sulle travi poggiano elementi piani formati da pannelli prefabbricati in cemento. Quest’opera innovativa tanto a livello tecnologico quanto spaziale ebbe, per Matera, un alto significato di riscatto civile per la città, ancora molto segnata, negli anni Quaranta, da difficili condizioni culturali e sociali.
All’interno della sala, la scena è superbamente inquadrata da una leggera plafonatura del soffitto, mentre le quinte laterali sono orientate per favorire l’acustica.
Quest’opera, che non possiede, di fatto, una sua architettura esterna – se si esclude il piccolo fronte d’entrata su via Roma – si sviluppa tutta dentro il suo involucro con una ricchezza spaziale sorprendente.
Nel 1955, a seguito di una ristrutturazione, il boccascena è stato allargato per ospitare il cinemascope appena introdotto; nell’occasione, sulla testata opposta è stata realizzata la cabina di proiezione. Nel 1978 infine, per motivi di sicurezza, gli arredi originali sono stati sostituiti ed è stato anche realizzato un nuovo bancone per la cassa.
Il Cinema-Teatro Duni inaugurò una stagione importante per Matera, improntata sui nuovi valori sociali di cui Ettore Stella si fece portatore. L’architetto infatti aveva conosciuto Adriano Olivetti, e aveva in seguito preso la decisione coraggiosa e definitiva di trasferirsi da Roma a Matera, abbracciando una militanza sia civile che professionale, che riversò nei lavori pensati per la sua città d’origine. La sua morte improvvisa, avvenuta per un incidente a soli 35 anni, interruppe purtroppo prematuramente questa incoraggiante carriera.