Storia, contesto, tipologia, destinazione, formalità dell’architettura sono elementi costitutivi della progettazione architettonica di Guido Canella e, in generale, dell’architettura italiana del secondo Novecento.
L’architettura, sostiene Canella, non può mimetizzarsi rispetto al contesto, ma deve estrarre le invarianti tipologiche, funzionali, formali capaci di esprimere una volontà di trasformazione oltre che di rappresentazione. Per l’architetto milanese, la ricerca di un’«architettura della conoscenza», muovendo dalla esigenza di nuovi valori espressivi più aderenti alle trasformazioni della realtà italiana, tende a precisarsi come «vocazione cosciente alla città». Se nelle opere realizzate negli anni 1960-1980 questo convincimento agisce con una evidenza quasi programmatica, anche nelle realizzazioni successive, più liriche ed auliche, esso permane come una costante della sua progettazione, nella volontà di promuovere più evoluti comportamenti pubblici e collettivi.
Attraverso la progettazione delle principali tipologie delle funzioni di vita associata (dall’edificio scolastico al museo, dal quartiere popolare alla chiesa, dal centro civico al teatro), l’originale visione e la reinvenzione di un personale linguaggio figurativo diviene, in Canella, espressione d’impegno civile non solo nella ricerca progettuale ma anche nella costruzione dei caratteri costitutivi di una scuola di architettura.