Luogo: Napoli, Calata Marinella, Interno Porto
Autore: Aldo Loris Rossi
Cronologia: 1969 | 1981
Itinerario: Nuove architetture per la nuova società
Uso: Uffici
L’edificio progettato da Aldo Loris Rossi, originariamente destinato a uffici e servizi e attualmente solo in parte utilizzato, sorge nell’area della Calata Marinella al Porto di Napoli.
La realizzazione si colloca nel solco della sperimentazione progettuale dell’autore che lo vede, già nei primi anni Sessanta e fino alla prima metà degli anni Ottanta, artefice di alcune importanti realizzazioni soprattutto nell’ambito dell’edilizia abitativa.
Il progetto, originariamente concepito in due lotti separati e tra loro connessi da collegamenti aerei, è dotato di autonomia funzionale e costituisce un tassello di un sistema espandibile per lotti successivi, fino a coprire le esigenze di una intera città di nuova concezione.
Il volume complessivo è ottenuto dall’addizione di elementi geometrici puri, a loro volta sezionati o scavati per adattarsi alle funzioni che ospitano. Ogni area funzionale trova collocazione all’interno di un blocco di forma definita, i sistemi di risalita si inseriscono nei volumi prismatici a base rettangolare, la dotazione impiantistica all’interno dei cilindri, le sale per le riunioni all’interno delle piastre sospese.
La densità dell’edificio è concentrata prevalentemente sulla direzione verticale, scelta che ricalca un principio espresso dall’autore in diversi progetti, nei quali si propone la progressiva riduzione del consumo di suolo, trasportando le funzioni in ambienti sospesi. L’unico elemento sviluppato sull’asse orizzontale è la lunga piastra dalla terminazione arrotondata, anch’essa sospesa dal terreno grazie a pilastri.
La pelle esterna dell’edificio è caratterizzata dall’alternanza di superfici cieche e vetrate. L’utilizzo del calcestruzzo armato a faccia vista enfatizza la matrice dei volumi curvilinei, i segni delle casserature evidenziano la radialità dei solai, contrapposta al trattamento levigato delle superfici verticali.
I volumi aggettanti sprofondano all’interno di una gabbia vetrata che smaterializza il volume e nasconde al proprio interno lo scheletro strutturale.