Luogo: Prato, Via della Repubblica, 277
Autore: Italo Gamberini (nucleo centrale); NIO Architecten, Maurice Nio (ampliamento); Luca Rimatori (collabratore). Antonio Silvestri (restauro); Luca Piantini, Michele Faranda (verde); Pietro Danesi, Bernardo D’Ippolito, Dante Di Carlo (impianti); Ingenieursbureau Zonneveld, Iacopo Ceramelli, Alberto Antonelli, Daniele Storai (strutture).
Cronologia: 1980 | 1987 (nucelo centrale); 2006 | 2016 (ampliamento)
Itinerario: Costruire sul costruito
Uso: museo e spazio espositivo
Il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, fondato negli anni Ottanta per volontà di Enrico Pecci, e donato alla città di Prato in memoria del figlio Luigi scomparso prematuramente. Nasce per ospitare Centro di Informazione e Documentazione CID/Arti Visive, concepito fin dalla sua genesi come edificio Polifunzionale. Il Nucleo originario progettato da Italo Gamberini è inaugurato nel 1988, comprende uno spazio espositivo uno spazio dedicato al CID e la Biblioteca specializzata in arte e architettura contemporanea. Nel 2006 Lo studio Maurice Nio/NIO architecten di Rotterdam è incaricato di progettare l’ampliamento che restituirà una nuova configurazione all’edificio. La nuova costruzione, Sensing the Waves, abbraccia la struttura di Gamberini e ne raddoppia la superficie espositiva.
L’avveniristica architettura disegnata da Nio, realizzata tra il 2006 e il 2016, cinge la “fabbrica di cultura” di I. Gamberini e sintetizza al meglio la nuova centralità che l’istituzione intende assumere in un contesto urbano in trasformazione.
Nell’edificio progettato da Gamberini, l’ingresso al piano nobile, introdotto esternamente da un ponte scoperto rialzato su un lato del giardino, è collegato internamente per mezzo di un tunnel coperto dall’edificio laterale che, ospita piccole sale espositive dedicate a: mostre di carattere specialistico e documentario, la biblioteca del CID/Centro di Informazione e Documentazione sulle Arti visive e gli uffici del Centro.
Il progetto di ampliamento di M. Nio, Sensing the Waves, avvolge l’impianto esistente di I. Gamberini, con un gigantesco anello dorato. Esso contiene al piano terra le funzioni ricettive aperte sull’esterno, attraverso vetrate, e racchiude le nuove gallerie espositive al primo piano.
L’edificio di I. Gamberini si sviluppa sopra ad un livello interrato, su due piani che alternano forme asimmetriche e simmetriche, seguendo una pianta ad andamento a U, chiusa dalla cavea semicircolare del teatro all’aperto.
Negli spazi esterni sono state distribuite diverse sculture contemporanee di grandi dimensioni; tra le quali la Colonna caduta, opera in acciaio di Anne e Patrick Poirier.
Lo sguardo viene catturato da un elemento architettonico che si erge da un lato dalla compatta struttura, un elemento simile a un corno, punto più alto dell’edificio.
Per accedere alle nuove gallerie, per le mostre temporanee, collocate all’interno del guscio curvilineo si deve percorrere la scala posta in prossimità dell’ingresso in uno spazio a doppia altezza.