Località: Genova, quartiere San Silvestro, Stradone di Sant’Agostino 37
Autore: Ignazio Gardella con Jacopo Gardella, Anna Castelli Ferreri, Mario Valle Engineering s.p.a (I lotto); Luciano Grossi Bianchi (restauro e ricomposizione delle preesistenze, II lotto)
Cronologia: 1975 | 1990 (I lotto); 1991 | 1995 (II lotto)
Itinerario: Progettare il mutamento
Uso: Sede universitaria
La sede della Facoltà di Architettura di Genova, è situata all’interno del centro storico, nel quartiere San Silvestro. Il progetto e la realizzazione sono coordinati da Ignazio Gardella, già protagonista del Piano Particolareggiato per la stessa zona. Negli anni Settanta il quartiere appare molto provato dai bombardamenti subiti nel secondo conflitto bellico e dal successivo abbandono degli edifici semi-diruti, tra cui il monastero di san Silvestro, e di tutto il complesso di edifici storici che insistono sul sito, tra cui anche importanti preesistenze archeologiche. La scelta del piano particolareggiato è quella di inserire nuovi edifici in luogo dei vuoti, in modo da consentire un dialogo tra passato e presente in continuità con gli eventi senza cancellare il passaggio della storia.
Gardella affronta la forte pendenza del sito articolando il complesso in due elementi principali: un blocco posto in asse con lo stradone di Sant’Agostino, che ospita diversi spazi funzionali e svolge la funzione di basamento per il secondo blocco, rispetto a questo disassato, composto da una stecca a sviluppo longitudinale, alta sei piani nella porzione di massimo sviluppo.
L’impianto strutturale è realizzato da pilastri e solai gettati in opera che definiscono, oltre all’articolazione strutturale, la scansione della pelle esterna di tutto l’edificio.
I pilastri disposti lungo il perimetro e la ridotta luce dei solai consentono di lasciare totalmente libero lo spazio interno. Tra i pilastri trovano posto finestrature a tutta altezza con infissi apribili in acciaio brunito.
I prospetti sono scanditi dalla sequenza dei pilastri, rivestiti da un intonaco in coccio pesto che conferisce alla superficie il colore rosato. La scansione orizzontale corrispondente ai solai visibili negli spazi tra i pilastri è ribattuta sul resto del volume con delle sottili fasce marcapiano color ardesia che cingono l’intero volume.
L’intervento si confronta direttamente con gli elementi del tessuto storico urbano, sopravvissuti al bombardamento e agli anni di abbandono. Il campanile della chiesa di San Sepolcro e i resti del vecchio convento entrano a far parte del nuovo complesso senza subire trasformazioni. La complessa conformazione del sito è risolta con elementi secondari che si addossano al volume principale, senza alterarne la purezza geometrica, creando l’occasione per inserire sistemi di collegamenti tra le diverse quote.
Le coperture a falda sono realizzate in ardesia. Particolarmente sofisticata è la soluzione di copertura della cimasa muraria, dove la falda in ardesia si conforma con l’andamento alternato dei pieni e dei vuoti in prospetto, evitando di interromperne la dentellatura.
Nei primi anni Novanta è affidata a Luciano Grossi Bianchi la ricucitura e il restauro degli edifici storici circostanti e dei resti archeologici sopravvissuti nella zona più alta del sito. A lui si devono il restauro del chiostro, del convento delle Monache di Pisa e del Palazzo del Vescovo.
Il dialogo tra i diversi elementi presenti in questo brano di città è leggibile in una delle più interessanti espressioni nel chiostro dell’ex convento delle monache di Pisa. Lo spazio aperto direttamente connesso agli usi dell’Università, presenta una forma irregolare definito dal portico su tre lati, dal volume vetrato che collega i resti del convento di San Sepolcro a Palazzo del Vescovo e la parte terminale della stecca costruita da Gardella.
Foto di Alessandra Martin
Testo di Luciano Antonino Scuderi