Restauro e sistemazione dei Musei del Castello Sforzesco

Luogo: Milano, piazza Castello

AutoreBBPR (Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgioioso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers)

Cronologia: 1948 | 1963

Itinerario: Caccia al tesoro

Uso: Museo

Il Restauro del Castello Sforzesco, fortemente danneggiato dai bombardamenti del 1943, e il suo allestimento, realizzati entrambi dallo studio BBPR con Costantino Baroni, è uno dei più importanti interventi di adeguamento di un edificio storico ad uso museale realizzati in Italia nel secondo dopoguerra. I BBPR creano un percorso espositivo che cerca di dare unità all’eterogeneità degli spazi e delle opere esposte, nel quale non prevale il contenuto rispetto al contenitore, ma una relazione tra i due. A questo scopo essi scelgono, per realizzare scale, sedute e strutture per l’allestimento, materiali come il ferro battuto, il legno, la pietra, che si armonizzano con l’architettura del Castello. Tra questi lo scalone nell’atrio d’ingresso, realizzato in ferro.  

Le prime tre sale al piano terra, adibite alla scultura, formano uno spazio che può essere percepito unitariamente, grazie all’apertura di grandi archi realizzati durante il restauro. Nella prima sala sono esposti reperti archeologici in teche, o sorretti da esili strutture metalliche. Questi sono collocati in modo tale da rievocare la posizione che occupavano nei luoghi di origine. Il pavimento in lastre di beola grigia, le pareti in mattone chiaro e il soffitto intonacato di bianco, rendono questo spazio luminoso e accogliente.

Il percorso espositivo continua nella sala denominata Cappelletta. Uno spazio di dimensioni limitate, intonacato di bianco in modo da focalizzare l’attenzione del visitatore su il Cristo ligneo. Questo è sorretto da una croce metallica che attraversa la piccola sala ed è ancorata alla muratura, alla volta e al pavimento.

La sala delle armature è un spazio continuo, coperto da volte e illuminato da aperture che si affacciano sul cortile della Rocchetta; si tratta di uno spazio frammentato in sequenze percettive grazie alla successione di tre grandi portali che lo suddividono in tre parti.  

Conclude il percorso espositivo al piano terra la Sala degli Scarlioni. La sua configurazione venne modificata per accogliere la Pietà Rondanini di Michelangelo, oggi trasferita. Il pavimento fu demolito e ricostruito ad una quota più bassa di 1,80 metri, in modo da definire una serie di scalinate che obbligavano il visitatore a rallentare il suo incedere, prima di arrivare a scoprire la statua, nascosta dietro una nicchia in pietra serena.

Dal 1999 hanno inizio una serie di vicende per dare alla Pietà Rondanini uno spazio autonomo. Dal 2015 è collocata nell’antico ospedale spagnolo del Castello Sforzesco con un allestimento curato da Michele De Lucchi, che colloca l’opera al centro dello spazio, ma ponendola di schiena rispetto all’ingresso in modo da obbligare il visitatore a girarci intorno.

Testo Gianpaola Spirito
Foto di Marco Introini