Università Statale di Milano, sede Ca’ Granda, ex Ospedale Maggiore

Luogo: Milano,Via Festa del Perdono, 7

Autore: Ambrogio Annoni, Amerigo Belloni, Liliana Grassi, Piero Portaluppi, Adalberto Borromeo

Cronologia: 1949 | 1985

Uso: edificio universitario

La Ca’ Granda, oggi sede dell’Universita Statale di Milano, nasce a partire dalla metà del ‘400 come Ospedale. È uno degli edifici monumentali più importandi della città, assieme al Duomo e al Castello. Voluto da Francesco Sforza per cosituire uno “Spedale di poveri”, fu costruito nel corso di trecento anni su progetto iniziale del Filarete, che immaginò un impianto a due crociere inscritte in un quadrato, a formare, ciascuna 4 cortili. I due blocchi con pianta a croce erano a loro volta divisi da un cortile monumentale e da una chiesa centrale. A partire dal 1939 l’ospedale fu trasferito nel nuovo Niguarda. La Ca’ Granda era già fortemente manomessa con aggiunte e manomissioni dell’impianto originario, inoltre, nel corso della seconda guerra mondiale, fu fortemente danneggiata dai bombardamenti. Pertanto nel secondo dopoguerra un gruppo di lavoro costituito da Ambrogio Annoni, Amerigo Belloni, Liliana Grassi, Piero Portaluppi, Adalberto Borromeo si occupò del complesso progetto di restauro e ricostruzione del complesso architettonico, che venne riconvertito in sede universitaria. Il progetto ha riportato in luce la chiarezza dell’impianto originario rimuovendo tutte le superfetazioni stratificate nel tempo e si è articolato in tre fasi: la costruzione più libera dei nuovi spazi dedicati alla didattica, realizzati nella parte ottocentesca; la ricomposizione per anastilosi del cortile d’onore centrale; le opere di restauro, recupero e ristrutturazione dell’ala quattrocentasca, eseguite mediante una metodologia rigorosa, basata su un’attenta analisi delle fonti documentarie e iconografiche.

Il loggiato esterno, realizzato almeno in parte da Filarete stesso, si caratterizza per la scansione in archi e grandi bifore in terracotta ed è stato restaurato riportando alla luce nell’intradosso degli archi decorazioni affrescate, a rombi e a tondi, mantenendo le suggestioni cromatiche originarie.

Nella parte più antica, nel cortile della Ghiacciaia l’intervento di restauro per anastilosi è stato portato avanti solamente su due lati, in quanto gli altri due erano stati completmente distrutti dalle bombe. Nella parte nuova l’antico rimane visibile nelle basi e nei frammenti delle colonne superstiti.

Il “rinsaldo fra speranza e memoria”, citato da Liliana Grassi è reso evidente nell’intersezione tra antico e moderno. Si rievoca la struttura antica e si riflette sulla distruzione che affianca il nuovo e la rinascita.

Nella parte più recente ottocentesca sono stati realizzati dei nuovi volumi, mantenendo in ogni caso l’antico impianto a croce, rispettando la scelta di impianto originaria del Filarete. Il cuore della crociera è costituito da un articolato sistema di scale in uno spazio a tutta altezza delimitato da una grande vetrata che si affaccia sull’adiacente cortiletto seicentesco.

I dettagli dello scalone sono molto accurati e i materiali sapientemente accostati e valorizzati da un uso sapiente della luce naturale. I gradini a sbalzo in marmo e parapetti in vetro conferiscono leggerezza.

L’articolato spazio centrale è ritmato da possenti e scultorei pilastri cilindrici in marmo nero, che emergono nel candore del luminoso spazio delle scale e degli atrii.

Il corpo scala che connette il sistema di atrii che conducono alle aule e domina lo spazio della crociera si percepisce anche all’esterno del cortiletto grazie alla vetrata angolare a tutta altezza.

Anche il volume vetrato di un’aula a gradoni si protende con uno sbalzo e una vetrata a tutta altezza nello spazio del cortiletto, rompendo la regolarità di una facciata ritmata dal passo regolare dei serramenti a filo facciata.

Vetrate a tutta altezza a disegno geometrico libero segnano spazi e connessioni anche negli interni. Scale, ballatoi e grandi vetrate sono elementi ricorrenti nella composizione di nuove spazialità.

La finezza dei particolari torna anche nei livelli superiori, dove sottilissime solette in calcestruzzo appese tramite tiranti alla struttura del tetto ligneo conferiscono leggerezza allo spazio caratterizzato dalle pareti in laterizio.

L’aula magna, accessibile dal sistema di scale e atrii e adiacente al cortile d’onore, è uno spazio completamente nuovo e realizzato all’interno di uno dei cortili ottocenteschi. È l’unico volume che rompe l’impianto originale a doppia croce, andando a riempire il vuoto di uno dei quattro cortili ottocenteschi. Nell’ambiente interno, che può ospitare più di 600 persone, si osserva l’accurato uso dei materiali e dei colori, nonché della luce artificiale.

Le scale dell’aula magna hanno un disegno diverso da quelle principali, ma anche in questo caso si può notare la cura del dettaglio, dalla sagoma del gradino al disegno del parapetto, che riprende quello della galleria interna alla sala.

Analoga attenzione, seppur con un linguaggio differente, si riscontra nelle scale secondarie.

La crociera sforzesca è stata mantenuta mediante la sostituzione delle originarie travi in legno con un’analoga struttura in calcestruzzo armato che mantiene immutata la spazialità sottostante, pur denunciando chiaramente la presenza di un intervento moderno all’interno dell’antico.

Le strutture e gli spazi delle gallerie meno danneggiate sono stati recuperati e valorizzati con interventi volti al mantenimento dei materiali e delle atmosfere dei luoghi.

Foto di Allegra Martin
Testo di Marina Lo Re