Palazzo Abatellis

Luogo: Palermo, via Alloro, 4

Autore: Mario Guiotto, Armando Dillon (I restauro); Carlo Scarpa (II restauro e allestimento); Maria Santa Giunta, Guido Meli (III restauro; ampliamento)

Cronologia: 1950 | 1953 (I restauro); 1953 | 1954 (II restauro e allestimento); 2007 | 2009 (III restauro ed ampliamento)

Itinerario: Caccia al tesoro

Uso: museo

Palazzo Abatellis fu progettato alla fine del XV secolo da Matteo Carnilivari. L’edificio era originariamente l’abitazione di Francesco Abatellis, autore di antichi portolani che, rimasto senza eredi, ne fece donazione a un ordine monastico di clausura. Il “Monastero del Portulano” (così venne soprannominato l’edificio) subì nel tempo numerose modificazioni degli ambienti interni. I bombardamenti del 1943 danneggiarono pesantemente l’edificio, distruggendo il loggiato prospettante sul cortile una delle torri e gran parte delle coperture. All’inizio degli anni Cinquanta, la Soprintendenza intraprende i lavori di ricostruzione e restauro coordinati dal Soprintendente Mario Guiotto, tali lavori prevedono, in vista della nuova destinazione, l’eliminazione di gran parte delle superfetazioni e la ricomposizione delle parti distrutte. Nel 1953 Giorgio Vigni allora Soprintendente alle Gallerie della Sicilia Commissiona a Carlo Scarpa, con il quale aveva già collaborato in occasione della mostra “Antonello da Messina e la pittura del ‘400 in Sicilia”, l’allestimento della Nuova Galleria di palazzo Abatellis. Nel 2009, infine, il Palazzo è stato oggetto di un ultimo intervento di restauro ed ampliamento.

 

Gli spazi espositivi suddivisi su due piani sono articolati intorno a un cortile quadrangolare che è definito sul lato est da un portico al piano terra e da una loggia al primo piano, ricomposti in occasione del restauro post-bellico. Scarpa tinteggia i fronti del cortile con diverse gradazioni dello stesso colore, in modo da esaltare l’interazione tra la pietra e la luce.

La scala interna progettata da Scarpa è costituita da gradini monolitici a sezione esagonale realizzati in pietra di Carini, poggiati su una doppia trave metallica. La scala collega internamente il piano terreno dedicato alle sculture con il primo livello, dove è allestita la pinacoteca.

Il progetto museografico studiato da Scarpa è incentrato sulla percezione delle opere all’interno dello spazio che le accoglie. All’osservatore sono offerti molteplici punti di vista di ogni singola opera, a tal fine l’architetto compie studi approfonditi sui supporti e sulla loro collocazione all’interno dello spazio. I punti di vista principali sono enfatizzati da fondali, realizzati con pannelli colorati, appesi alle pareti.

I fondali in legno dipinto accolgono le opere pittoriche e scultoree. Apparentemente libere, esse sono in realtà posizionate secondo ponderate relazioni spaziali che le pongono in calibrata sequenza tra loro.

Le opere realizzate da Antonello da Messina sono collocate in una sala dedicata. Le ridotte dimensioni dell’ambiente hanno portato l’architetto a studiare un articolato sistema di pannelli di legno che all’occorrenza possono essere movimentati. Per L’Annunziata viene studiato un apposito supporto ligneo al fine di collocarla libera all’interno dello spazio.

Testo Gianpaola Spirito
Foto di Alessandro Lanzetta