Quartiere Rozzol Melara

Luogo: Trieste, via Carlo Forlanini

Autore: Carlo Celli, Luciano Celli, Dario Tognon (coordinatori); A. Amodeo, N. Assanti, G. Basaglia, G. Berni, M. Bolaffio, A. Cervi, E. Cervi, G. De Curtis, F. Degrassi, L. Fogar, G. Giannini, L. Gombacci, G. Gruden, L. Hirsh, G. Marchi, P. Meng, D. Presel, A. Psacaropulo, A. Ragone, G. Sicchi, D. Tamburini, P. Valles, G. Varini, P. Vascotto, M. Zerial, M. Zucconi

Cronologia: 1968 | 1982

Itinerario: Costruire case, fare città

Uso: Complesso residenziale e servizi

Figlio di un’epoca in cui si inseguiva la totale convergenza tra la dimensione architettonica e la dimensione urbana, certamente debitore della ricerca sulla residenza collettiva di Le Corbusier (Unitè d’Habitation, ilot insalubre) e al tempo stesso della poetica brutalista di matrice anglosassone e delle visioni utopiche degli anni Sessanta, il complesso di Rozzol Melara domina dall’alto la città di Trieste e il suo golfo.

 

Immaginato come una parte di città autosufficiente per 2.500 abitanti, l’intervento di Rozzol Melara è costituito da un enorme quadrilatero di 200 metri di lato, tagliato da una strada diagonale carrabile nord-sud che sottopassa il sistema dei servizi comuni costituito da spazi polifunzionali, un ufficio postale, un’arena all’aperto, a sua volta impostato su un sistema cardo-decumano orientato secondo le direzioni del grande recinto.

La sterminata corte-piazza, estesa per più di 3 ettari, interagisce in modo articolato con la morfologia del terreno in pendenza: il quadrilatero è composto da due corpi a “L”, l’uno – posto verso monte – alto il doppio dell’altro, rivolto verso valle; i due corpi sono collegati tra loro da passerelle metalliche che rendono continua la strada pedonale interna, scandita da grandi finestre a oblò, che suddivide in due parti il corpo della “L” più elevata.

Il grande invaso viene articolato in sotto spazi, come dimostra la scansione architettonica del prospetto: alle grandi “paraste” dell’ordine gigante, contenenti i collegamenti verticali, si rapporta infatti la scala più domestica dell’alloggio con le sue bucature, sempre inserite in piccole logge incassate. Le soluzioni di testata o d’angolo sono sempre anomale rispetto alle campate-tipo ripetute sui lati.

L’accesso al quadrilatero da est e da sud è garantito da un alto portico che collega la corte con il plesso scolastico primario e dell’infanzia.

Un passaggio coperto ma aperto distribuisce la scuola, sottopassa il portico, supera la corte attraversando il grande atrio vetrato dell’ufficio postale e conduce infine alla struttura commerciale che ne costituisce il terminale ad ovest.

Testo di Luca Reale
Foto di Marco Introini