Quartiere Matteotti

Luogo: Terni, via Irma Bandiera

Autore: Giancarlo De Carlo

Cronologia: 1969 | 1975

Itinerario: Costruire case, fare città

Uso: Residenze e servizi

Commissionato a Giancarlo De Carlo nel 1969 dalla Società Terni Acciaierie, il nuovo quartiere – di cui sarà realizzata solamente una porzione – aveva il fine di aumentare sostanzialmente la densità abitativa, sostituendo il precedente Villaggio operaio.

I 240 alloggi realizzati sono frutto di un processo partecipativo che non ha altri esempi in Italia. De Carlo, con un team interdisciplinare, coinvolge attraverso incontri, interviste, dibattiti e mostre le famiglie operaie a cui sono destinate le abitazioni, riuscendo ad improntare il progetto sulle esigenze degli abitanti e al tempo stesso ad “educare” le loro aspettative.

Tra le richieste degli abitanti emersero in particolare l’esigenza di spazi verdi pubblici e privati, di luoghi per la vita sociale e di separazione tra flussi di veicoli e pedoni.

I quattro corpi realizzati, che fuoriescono tre piani fuori terra oltre il livello strada destinato anche ai posti auto, sono collegati in quota da sottili passerelle pedonali – ortogonali o diagonali alle strade – che permettono la fruizione completa del sistema senza creare incroci.

Gli alloggi sono prevalentemente “a gradoni”, hanno una grande varietà tipologica costituita da 45 tagli differenti, spesso presentano una diversità di quota di 150 centimetri tra zona giorno e zona notte, creando così un profilo molto articolato e variabile. Questa complessità volumetrica favorisce anche la possibilità di ottenere terrazze comuni e giardini pensili di pertinenza per ogni singola unità abitativa.

Le architetture presentano un trattamento esterno in calcestruzzo a faccia vista, comprese le pavimentazioni esterne e i parapetti, finestre continue a nastro – spesso schermate da aggetti o arretramenti – e coperture piane.

Guardando alle coeve esperienze europee del Team X, il quartiere Matteotti, operando sul modello del mat-building più che sull’edificio, gioca su un doppio registro: da un lato la compattezza tra edificato e vegetazione, dall’altro la permeabilità della quota urbana e la porosità del connettivo in quota.

Testo di Luca Reale
Foto di Alessandro Lanzetta