Università di Napoli – Facoltà di Ingegneria

Luogo: Napoli, Piazzale Vincenzo Tecchio

Autore: Luigi Cosenza; G. De Martino, G. Guerra, M. Pagano, P. Picone, G. Savastano, L. Tocchetti,  M. Taddei, O. Vocca, R. De Stefano (collaboratori); Paolo Ricci, Domenico Spinosa (mosaici)

Cronologia: 1948 | 1980

Itinerari: Architetture per la collettività

Usosede universitaria

In una Napoli alle prese con le ricostruzioni del dopoguerra, nel 1948 il Preside Adriano Galli affida ad un gruppo composto da Luigi Cosenza, Gastone De Martino e Camillo Guerra l’incarico di studiare una soluzione urbanistica e architettonica per la nuova sede della Facoltà di Ingegneria. Il complesso principale, che termina l’asse di viale Augusto, viene concepito da un lato in continuità con i blocchi di case popolari – proseguendone il porticato e disponendo i volumi sviluppati in altezza a taglio rispetto alla strada – confermando d’altro lato l’iniziale suggestione di uno spazio raccolto intorno a un chiostro, quale principio organizzatore della pianta.

Nel corpo di fabbrica principale, la facciata è caratterizzata da ricorsi verticali color ocra e da ricorsi orizzontali azzurri, sottolineati dai marcapiani bianchi. La ricerca di una forte unità compositiva fu il principio che guidò il progetto, nella convinzione che la ricerca delle giuste proporzioni e la tensione verso un organismo fortemente unitario avrebbero da sole scongiurato il pericolo derivante dallo schematismo che discende da un mero approccio meccanico.

La Facoltà di Ingegneria testimonia la ricerca personale dell’architetto, legata al raggiungimento di un delicato equilibrio tra lo stile moderno e la fantasia dell’edilizia tradizionale campana. Ne deriva un linguaggio capace di tradurre in architettura un’anima partenopea che qualifica la forma e il dettaglio, come si osserva nel variopinto e geometrico partito ceramico dei prospetti.

L’accesso attraverso l’atrio porticato si sviluppa nel grande spazio-giardino al piano terra; si realizza così una trasparenza diretta sul giardino della corte interna, uno spazio raccolto ma al tempo stesso direttamente permeabile dal fronte strada.

Attraverso le scale in ferro – ispirate alle scale aperte dell’architettura settecentesca napoletana – si raggiunge il piano superiore dove si trovano le aule, organizzate in doppia fila, disposte secondo la loro dimensione. Essendo illuminate dall’alto e dotate di climatizzazione autonoma, esse possono essere completamente circondate dalle superfici di collegamento e distribuzione.

Testo Simone Leoni
Foto di Alessandro Lanzetta