Complesso alberghiero e residenziale

Luogo: Gressan (AO)
Autore: Laurent Chappis, Guido Radic, Fiat Engineering.
Cronologia: 1971 | 1980
Itinerario: La casa in Italia tra costruzione e sperimentazione
Uso: complesso residenziale

Il progetto del complesso alberghiero Grand Gorraz, situato nella località sciistica di Pila, vicino ad Aosta, è stato elaborato a cura degli architetti Laurent Chappis e Guido Radic con Fiat Engineering sulla base dell’impianto urbano concepito dallo stesso urbanista francese Laurent Chappis negli anni Settanta. Chappis, una figura di spicco nell’urbanistica d’oltralpe, è noto per il suo approccio pionieristico e innovativo alla progettazione delle stazioni sciistiche. A partire dagli anni Cinquanta, il suo lavoro è stato determinante sulla pianificazione turistica delle Alpi, concepita nel rispetto e nell’integrazione della natura circostante.

Il Grand Gorraz è una delle prime realizzazioni italiane ispirata al modello di stazione sciistica integrata, come quello già sviluppato da Chappis in Francia, in diverse località. Il progetto di Chappis per Pila non si limitava a creare semplici alloggi per turisti, ma mirava a integrare completamente il complesso nel paesaggio montano, facendo coesistere le esigenze residenziali e turistiche con la bellezza naturale dell’ambiente.

Il complesso, che include oltre 700 appartamenti, insieme a negozi, ristoranti e altre strutture, è progettato per ospitare più di 1.500 persone e all’epoca è stato pubblicizzato come una “città della neve” racchiusa in un solo edificio imponente, ma al contempo rispettoso dell’ambiente naturale. Il progetto urbanistico comprende la realizzazione di circa 180.000 metri cubi di edifici e circa 5.000 posti letto e si estende su un territorio di circa 50 km di piste da sci.

Il complesso si sviluppa lungo un pendio, seguendo la morfologia del terreno, con gli edifici disposti linearmente, adottando soluzioni in grado di minimizzare l’impatto visivo e ambientale. Le parti che emergono dal suolo non superano i 12 metri di altezza e la maggior parte degli edifici è integrata nel profilo del terreno, con la facciata principale rivestita in scandole di legno, materiale tradizionale delle costruzioni alpine. Questo rivestimento mimetizza i volumi nel contesto naturale e rimanda ai boschi di conifere circostanti, creando un legame percettivo con l’ambiente.

Il progetto inoltre prevede una strada sotterranea, che consente di schermare alla vista le automobili, proteggendo ulteriormente l’aspetto naturale del sito.

Gli ambienti interni sono articolati su lunghi corridoi ciechi a servire le abitazioni. Gli appartamenti si legano ai concetti sviluppati da Le Corbusier per le sue unités d’habitation, essendo variabili per dimensioni e layout. Le unità abitative più piccole sono prevalentemente di tipo monostanza, mentre le più grandi sono duplex, con ampie vetrate sul panorama montano.

Per quanto riguarda la struttura, il complesso è costruito in cemento armato con solai a nervature incrociate e orditura triangolare per le grandi luci, come nel caso della galleria stradale. Il cemento armato è lasciato a vista oppure rivestito in scandole di legno.

La struttura, realizzata alla quota di 1.800 metri sul livello del mare, ha dimostrato nel tempo di essere resistente alle difficili condizioni climatiche di alta montagna e ha mantenuto un buon livello manutentivo, ma è stata recentemente coinvolta in un importante progetto di restauro che ha consentito anche l’efficientamento energetico del complesso, ancora in uso.

Foto di Allegra Martin
Testo di Marina Lo Re

Complesso alberghiero e residenziale

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