Luogo: Roma, EUR Laurentina, Via delle Montagne Rocciose, 14
Autore: Giuseppe Vaccaro, Gualtiero Gualtieri; Sergio Musmeci (strutture); Giuseppe Spina (arredi fissi)
Cronologia: 1968 | 1972
Itinerario: Spazio sacro e memoria
Uso: Luogo di culto
Giuseppe Vaccaro redige il progetto nel corso del suo ultimo anno di vita e riuscirà a vederne realizzate soltanto le fondazioni. L’opera sarà completata, dopo la sua morte, dal suo allievo e collaboratore Gualtiero Gualtieri. Lo spazio destinato alla realizzazione della chiesa e delle relative opere parrocchiali è un lotto di forma irregolare prospicente la via Laurentina nel quartiere EUR di Roma.
Vaccaro costruisce il progetto con l’intento di negare il diretto contatto tra il luogo sacro e il traffico della città, i volumi in calcestruzzo armato a faccia vista si impongono sul fronte strada privi di aperture. Nel sagrato è collocato un campanile a base triangolare realizzato in profilati metallici da costruzione smaltati di rosso.
Una rampa di scale e una cordonata corrono parallelamente alla strada e danno accesso a un lungo portico disposto trasversalmente, staccato dall’edificio e sorretto da sei pilastri quadrati. Riparato dal portico, che lo isola dal rumore della città, in posizione decentrata, si trova l’accesso alla chiesa.
L’edificio prende forma dall’intersezione e dall’accostamento di diversi volumi. Due volumi a base rettangolare affiancati da un semi cilindro costituiscono l’accesso alla chiesa, un cilindro ospita il presbiterio e parte dell’aula che si estende sulla destra all’interno di un altro volume semicilindrico.
Varcata la soglia d’ingresso, ci si trova all’interno di uno spazio mistilineo, definito nella prima parte dai due blocchi quadrangolari che sviluppano un percorso longitudinale culminante nello spazio presbiteriale dove lo spazio circolare è coperto da un grande plafone in rame con un oculo decentrato verso l’altare, dal quale proviene un fascio di luce naturale indirizzato sulla mensa. Le pareti curve presentano, su entrambi i lati, anche se con geometria differenziata, rigature ritmate verticalmente impresse dai casseri, a spigolo vivo per l’esterno e a sezione rettangolare per l’interno, quasi a formare delle lamelle infisse nella superficie.
Lo spazio presbiteriale occupa quasi un terzo del cilindro principale ed è delimitato da due gradini in travertino. È trattato con una raffinata lavorazione a scanalature radiali che prendono origine al centro del cerchio su cui è impostata la planimetria. Il gradino superiore ospita l’altare e il seggio, anch’essi in travertino; all’interno del gradino inferiore trova posto l’ambone che segna il limite della sezione rialzata. Al margine esterno dell’area presbiteriale, sfalsate radialmente sui due gradini, trovano posto le panche per il coro.
L’ambiente è illuminato naturalmente da una fascia di finestre che delimita le zone di contatto tra il volume principale e l’emicilndro più basso. Questa fascia di aperture, non visibile dall’accesso e alle spalle dell’uditorio, illumina il plafone sospeso sull’ambiente circolare, enfatizzandone la forma svasata.
Il plafone in rame è distaccato dalle pareti perimetrali e appare sospeso alle grosse travi metalliche smaltate di rosso, similmente a quelle utilizzate per la costruzione del campanile. Una fascia di aperture, poste sopra il plafone, consente la formazione di un anello di luce naturale che interessa il perimetro del presbiterio, seguendo l’andamento verticale impresso dai casseri sulle superfici in calcestruzzo.
Sulla sinistra si apre una piccola cappella, anch’essa di forma cilindrica, coperta da una volta conica con oculo centrale, separata dai muri perimetrali grazie a un nastro di finestre che corre lungo tutto il bordo. Il pavimento in travertino è trattato con scanalature radiali e un sedile continuo aderisce in modo uniforme allo sviluppo della parete.
Foto di Flavia Rossi
Testo di Luciano Antonino Scuderi