Concattedrale Grande Madre di Dio

Luogo: Taranto, via Magna Grecia

Autore: Gio Ponti

Cronologia: 1964 | 1970

Itinerari: Architetture per la collettività

Uso: luogo di culto

Il progetto della nuova cattedrale di Taranto nasce dall’esigenza di creare un centro religioso vicino al nuovo asse di espansione della città, che doveva comprendere anche una scuola, un auditorium e alcune abitazioni che non sono mai state realizzate. Ponti vuole che la chiesa sia moderna, monumentale, ma legata alla tradizione religiosa pugliese. Il richiamo alla modernità è affidato all’uso del cemento bianco faccia vista; la monumentalità, alle sue dimensioni e all’essere anticipata da una scalinata e da una vasca d’acqua nella quale l’immagine si riflette; il legame con la tradizione locale, dall’uso del colore bianco.

Per conferirle un carattere imponente Ponti articola la chiesa, in analogia con le antiche cattedrali italiane, in due parti: la navata contenuta in un corpo basso e il campanile svettante nel cielo. Il campanile è definito da due pareti in cemento armato, alte 41 metri e larghe 22, traforate da ottanta finestre esagonali e rettangolari, incastrate ai lati tra due torri campanarie.

Ponti reinterpreta l’essenzialità delle chiese romaniche pugliesi utilizzando un impianto semplice e il prevalere di un unico materiale sia all’esterno che all’interno: cemento armato a vista di colore bianco, usato anche nei fronti laterali, forati solo da piccole bucature quadrate.

L’ingresso alla chiesa avviene attraverso uno spazio compresso che dà accesso alla navata, una reinterpretazione del nartece come filtro tra la città e l’assemblea. Al di sopra di esso, internamente, è collocato lo spazio del coro.

L’interno è caratterizzato dall’alternanza tra elementi intonacati di bianco e altri colorati di verde: le pareti laterali, le travi della copertura, il pavimento e le decorazioni di seggi e tribune sono verdi, in modo da segnalarne la profondità e l’articolazione plastica, che viene messa in evidenza anche dal contrasto tra parti in ombra e parti in luce.

La navata è alta 8 metri all’ingresso, ma la copertura si alza progressivamente fino al raggiungere l’altezza di 11 metri in corrispondenza del tiburio, che in questo modo è inondato dalla luce.

L’altare è posto in posizione avanzata a due terzi della navata in modo da accogliere i fedeli. A sinistra si trovano i sedili per i prelati e la cattedra vescovile e a destra i seggi dei canonici.

La parete dietro l’altare è definita da un doppio ordine di aperture; al centro, due pannelli raffigurano la Vergine e l’arcangelo Gabriele.

Testo Gianpaola Spirito
Foto di Alessandro Lanzetta